venerdì 15 luglio 2011

L'esordio

Esordio. La Mito, pressoché a fine vita pure lei, esordisce su un percorso conosciuto da altre macchine ma poco praticato esclusivamente per motivi di tempo. E' come un amore platonico, forse quello che c'è tra me e questa strada che gli effimeri e ignari passeggeri non conoscono.
Sono 125km di cui quasi 100 di curve, nelle montagne del Grossetano. Al termine della galoppata trionfale, urla della donna di turno a parte, (e ricordo a settembre quando dovevo andare da Federico in una serata invidiata da molti, Gaia tremolante alla mia destra, Lancia ai massimi livelli di cattiveria, come una donna sempre elegante scatenata sulla pista da ballo che ti ispira sempre più) ti si apre uno scenario tipo il Trasimeno, con la differenza che la strada sembra non finire e ad un certo punto sei quasi stanco di guidare e vorresti cedere il volante.
Così come sono stanco di soffrire. Ma, forse, sono drogato di questa sofferenza. Forse la mia vecchia macchina lo saperva, quando mi portava in giro, quanto fossi felice in quel tempo ormai andato.
Ora, questa nuova, tenta in tutte le maniere possibili di portarmi verso un rinnovamento, verso il forte, fortissimo distacco da questa specie di sindrome di Stoccolma che mi avvilisce e mi avvolge.
Chi è seduto accanto a me mai saprà.
E godo di questo segreto, che si incrina come un coccio quando certi cartelli stradali appaiono alla mia destra. Evviva il mare, evviva l'amore. Quello vero e non malato. Quello che non ho MAI avuto né provato nella mia vita.
Non c'è felicità su questa strada, ma solo una disperata, pericolosa ed inutile fuga verso qualcosa che volevo e che adesso non ho: il controllo di me stesso.
Alla fine, vado verso il posto che avrei voluto condividere ma di fatto non è mai stato così. E allora qualcuno non sa. Anche se era lì accanto non saprà mai quello che provavo quando venivo maltrattato, quando venivo preso a pesci in faccia senza alcun motivo e trattato con "aria di sufficienza"(cit.). E allora, Elba. Silvia al mio fianco, Federico e Angela da Piombino in poi.
Alla ricerca di parole, sfoghi, di me stesso, di un qualcosa che viene vissuto con loro.
C'è una bocca sempre più amara, per le solite conseguenze. E allora, per 10 minuti, mi metterò a prua a guardare il sole che se ne va, stasera.
E mi innamorerò, ancora una volta, di questo scenario così a portata di mano, ma allo stesso tempo così inesplorato.
Così come mi innamorai persino di un'idea, di un addio, di un pianto, mentre nella macchina c'era rumore di crociera e di arrivo imminente. Di doloroso arrivo imminente, come stasera.

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