martedì 5 luglio 2011

C'è un "dopo"?

SS1 in variante, 155km/h. Quel giorno, la sensazione che ci fosse un "dopo" invadeva ogni molecola d'aria dentro la Mito rossa, anche quella volta impegnata nel ruolo di ammiraglia passista, a lei mai congeniale se non guidata da Anna Laura, che ci aveva stretto un feeling particolare.
Quel giorno c'era un'atmosfera strana. Il sole non c'era, tanto per cambiare. C'erano degli ossimorici cartelli di "Coda" su una strada deserta. Però, quando la Mito entrava in crociera iniziavo a domandarmi tante cose che prima non avrei mai avuto il coraggio di chiedere a me stesso. Effettivamente, mi separavano 142km da casa ed avevo il tempo di fare tutte le riflessioni possibili.
In primis iniziavo a domandarmi se ero maturo per un "dopo", anche se il "prima" era presente.
In secundis se questo "dopo" ci sarebbe stato.
Anche mesi dopo mi è capitato di pormi questi interrogativi.
Non sapevo dar loro, tuttavia, alcuna risposta nemmeno quando quel "prima" ormai non esisteva più, col crepuscolo primaverile che appariva dopo il tornante di Belforte a girare scomponendo la coda sulla trazione anteriore, e mentre facevo la salita estremamente esaltante, dove l'assetto dimostrava tutte le sue carenze, e l'ipotesi di comprare 4 cerchi estremi da 18" balenava e si concretizzava nella mia mente.
Era una sera di questa primavera in cui dovevo essere a teatro a Poggibonsi. E non c'ero.
Iniziai a comprendere che sarebbe stata una serata strana e forse anche incantata (ma me ne accorgo sempre dopo che era così), rivolta a pensare che un "dopo" poteva esistere, anche se non ne sentivo la necessità in quel preciso momento.
Alle volte ci sono delle sensazioni che tante donne definirebbero esclusivamente "femminili", ma non lo sono, così come quelle sopra descritte. Quella fiducia che nutri quando sai che tutto è finito, che tutto va male, nonostante tutto, nonostante che non ci sia nessun modo, nessun futuro che i fatti oggettivi prospettino.
Alle volte ci sono promesse che non sai se sono state mantenute. Come una, ben precisa.
Alle volte non immagini un "dopo". Ma quella strana sensazione che un "dopo" ci sarebbe stato mi inebriava, mentre il resto del mondo scorreva, gli aerei passavano, la gente si amava, la primavera stava entrando brusca nella mia vita e la voglia di star solo era poca, mentre dopo il Capannino della Suvera rientravo nelle "zone esplorate e familiari".
In questi giorni, a partire da Mantova, ho avuto una risposta a questi interrogativi. Una risposta non ricercata espressamente. La risposta è sì. C'è un "dopo". Ma è dentro di noi e dobbiamo saperlo trovare.
Le risposte, col tempo, hanno iniziato a materializzarsi in modo serio e responsabile.
C'era già un "dopo" quando meno me lo sarei aspettato, un po' di tempo fa. C'era un "dopo" quando le note sincopate di una canzone di Lionel Richie uscivano da un finestrino aperto e mi facevano girare e incrociare 2 occhi ed un sorriso. C'era un "dopo" quando ero ad Orte ed avevo la consapevolezza che niente sarebbe stato perduto.
C'era un "dopo" quando il mio piede sinistro affondava e mettevo la sesta alla volta delle cene dei Leo, entrando in silenziosa crociera col sorriso, nonostante tutto.
C'era un "dopo" quando la musica tunzettona rimbalzava nella mia testa e dava il ritmo di un veloce rientro dalla discoteca con 2 amici sinceri.
E allora un "dopo" ci sarà, per tutti noi che per un attimo, anche lungo, ma solo per un attimo, avevamo disperato che questa strada non portasse nel punto giusto.
C'era già un "dopo" quando rientravo da quei 142 rintronati chilometri ed iniziavo a pormi il problema. La risposta è "sì". Ci sarà un dopo. Non sappiamo quando ma ci sarà.

1 commento:

  1. Ci ho riflettuto. Più che un dopo credo che sia più importante il "qui e ora" ...che non prevede mai un "dopo".

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