mercoledì 22 settembre 2021

Oggetti preziosi accantonati

 


Motonave Stelio Montomoli (ex Aethalia, ma questa è un'altra storia), 15 nodi, canale di Piombino.
Soffia una leggera brezza da nordest, il 29 agosto del secondo anno pandemico, e il mare è stupendo, come si confà a tutti i giorni in cui si ritorna dalle vacanze.
Nell'ultima domenica del secondo agosto pandemico, sono di rientro verso casa a bordo del Duetto, che per 25 giorni ha assunto il ruolo di nave ammiraglia della mia flotta automobilistica. Nonostante i 31 anni, il motore sempre originale, ecc., si è comportato benissimo, facendo sostanzialmente da "Portoferraio Shuttle" per i passeggeri che si sono alternati sul sedile di desta.
E' successo di tutto, e tutto  è stato bello.
Ufficialmente la vacanza l'ho fatta con chi ho accanto adesso, salvo una settimana centrale è andata a lavorare, in cui si è visto Giacomo, e due settimane complessive passate con Averardo e Elena. E' andato tutto via veloce, tra risate, musica degli anni '80, voli in acqua, prese per i fondelli al bagnino
Per carità, si ride, si scherza, si vive.
Ma un giovedì mattina della settimana in cui avevo soltanto Giacomo con me, la chiamata arrivò improvvisa, con la prepotenza e il mancato preavviso di chi decide che un silenzio deve finire.
Arrivò mentre camminavamo verso la spiaggia, con il mio contestuale sussulto una volta visto il nome sul telefono. Arrivò nel momento in cui credevo di aver superato la cosa, di essere innamorato di un'altra donna, nel momento in cui il Bagno Pineta trasmetteva una serie di canzoni degli anni '80 italiane a partire da "Gloria", quando nel mio Loop personale mi stavo sparando "Election day" degli Arcadia, ovvero la più bella canzione dei Duran Duran, come se non ci fosse un domani.
Arrivò nel momento in cui avevo deciso di mollare gli ormeggi ed andare via dal porto dove ero stato per un anno, inchiodato alla banchina di un sentimento che pareva malato, difficile, eroso da una serie di "non detti", di cui eravamo entrambi responsabili.
La telefonata arrivò nel momento in cui la mia pelle era abbronzata, in cui un'altra bionda da 6 mesi e passa aveva preso il posto di quella che credevo essere la donna della mia vita, a colpi di raziocinio, di feeling, di tranquillità.
Arrivò, a scompigliare le certezze che avevo, come "Un souvenir, formato tir a centoventi all'ora", come diceva l'unico Liga ascoltabile. E' arrivato lì, spazzando via qualsiasi altra cosa, a ricordarmi che la Missione Eroica compiuta da Virginia in quel freddo giorno di gennaio, forse, è servita a qualcosa e non può essere classificata nella sezione "sconfitte", ma nemmeno in quella dei "successi".
Arrivò tra le facce sconvolte di Giacomo che mi guardava e mi domandava: "non sarà mica lei?", tra le mie risposte evasive come le manovre degli aerei che schivano i razzi.
E da lì, con l'inizio dei rapporti, inizialmente ritornavano le vecchie brutte  ansie, e la voglia di vedersi e di non perdersi, e di domandrsi se c'è qualcuno nella vita dell'altro. Domande, secondo me, da entrambe le parti, inevase.
Sulla nave guardo chi ho accanto adesso, guardo il suo bel viso (anche se Sandra non lo ritiene tale), il suo sguardo a tratti interrogativo. Lei vincerebbe su tutte, col suo essere una donna eccezionale: bellissima, intelligente, simpatica, con milioni di doti positive.
Se devo trovarle un paio di difetti, è eccessivamente gelosa per le botte prese in passato, e poco ambiziosa nel lavoro.
Penso a tutti i bei momenti che abbiamo passato in questi sette mesi insieme, e mi dispiacerà quando le darò la forte pugnalata, una volta che avrò deciso di scegliere, ancora una volta, la strada difficile, in salita, alternativa alle tre corsie senza tutor, dove per mesi ho viaggiato oltre 200km/h, pensando anche che quella strada mi piacesse più delle curve.
E invece è bastato poco per riaccendere tutto dentro di me, come un fuoco che era sotto la cenere e su cui viene buttato un bel pezzo di carta imbevuto di alcool.
Credevo di essere stato accantonato, come un oggetto che viene usato e buttato. E invece no. Forse sono ancora un oggetto prezioso.
Ma anche gli oggetti preziosi si mettono nei cassetti, e magari si riutilizzano al bisogno. Non voglio fare quella fine.
Però la comunicazione altalenante c'è ed è sincera. Mi fa ridere e piangere, agitare e tranquillizzare allo stesso tempo. Mi fa sentire ancora lì, pronto ad essere riabbracciato. Forse è solo un'illusione dettata dalla contingenza attuale.
SS 223, 120km/h, Raf canta a volume alto "Siamo soli nell'immenso vuoto che c'è",  mentre la BMW riflette i raggi di sole del primo giorno d'autunno.
E' il tempo di riflettere, di nuovo, su cosa fare. Ero andato avanti, pretendendo di avercela fatta per chi se lo sarebbe meritato. Me l'ero raccontata per bene, come si confà ad un ottimo cantastorie quale io sono.
Ho riflettuto tanto, e ho scoperto che l'oggetto prezioso che avevo accantonato, ero semplicemente io. Mi ero accantonato da solo, e allora ho scoperto che dovevo fare delle cose, senza nessuno a rompere le scatole accanto.
E via, a giocare a Padel, a nuotare, a lavorare come si deve. E forse, mi riprenderò quello che ho sempre creduto essere mio. Non ho più paura di una botta nel capo, non ho più paura di nulla. Non ho paura di sentire un rifiuto.
Ho solo voglia di chiudere i conti con il passato. O di riaprirli.
Mi sono, semplicemente, tolto la polvere di dosso.

site stats