Circuito. Oggi ho sentito questa parola tre volte e tutte e
tre le volte con significato diverso. Ma è mai possibile che non si riesca
nemmeno ad essere chiari? E poi chi ha mai sentito parlare di “circuito” negli
ultimi mesi? Accade che un bel giorno, una parola, si presenti alla tua porta
come un vecchio amico che non vedevi da tempo e riemerga nella tua vita per
qualche sprazzo di giornata. Poi sparisce. Persone… parole… ma che differenza c’è
se poi riappaiono e scompaiono come viandanti in un mondo troppo stretto per
non rivedersi? E non ho nemmeno idea del perché abbia iniziato un post, dopo
così tanto tempo, parlando di una parola sentita troppe volte, troppo per caso.
Ad ogni modo, so solo che di recente ho bevuto qualcosa di evidentemente troppo
pesante per farmi ragionare lucidamente, sebbene sia stata una bella spinta
alla scrittura, di nuovo. Non so perché mi trovi a scrivere in questo momento
(tardo) della notte. Sento forse un peso che, da qualche tempo, incombe sulla
mia coscienza, fermandomi, strattonandomi per la manica della camicia. “Hey!
Dove vai? Ma sei sicura di volerci andare? Ah si? Beh almeno sei sicura di
riuscirci?” Perché la risposta all’ultima domanda non si può mai veramente
sapere… o almeno non in anticipo. E invece ecco quel moccioso, quel maledetto
fanciullino pascoliano che mi ferma e mi si mette davanti baldo e sprezzante
del rispetto altrui. E mi chiama, mi pone domande incerte, mi sospinge a
riflettere… a dubitare!
Ma forse quel fanciullino qualche spunto di riflessione me lo ha dato, nella sua sfacciataggine.
Penso che troppo stesso sia caduta nel tremendo errore di giudicarmi in base alle etichette affibbiatemi dalla vita sociale: studi, acconciature classiche, vestiti poco sgargianti, faccia pulita, esperienze passate, risultati ottenuti per caso. Ma in realtà non sono niente di tutto ciò, ed è proprio questo a spaventarmi. Non sono la persona intelligente che è uscita con il massimo dei voti, non sono la persona umile perché indossa un trucco leggero ed un taglio classico, non sono umile e moderata perché gli abiti che indosso comunicano sobrietà, non sono, non sono e non sono niente di tutto ciò che ho fatto, niente di tutto ciò che ho ottenuto. O se lo sono lo sono solo in parte.
Ma eccomi qua, illusa dalla stessa spiaggia d’oro su cui credevo di poter camminare agilmente, che credevo mia. Solo adesso mi accorgo di quanto sia difficile scontrarsi con la realtà, sentirsi inabili e dover imparare a ri-conoscersi, dopo così tanti anni impegnati a costruire un personaggio ad hoc, che soddisfi le nostre esigenze, ma che non è ciò che noi siamo. Eccomi qua, con la faccia sanguinante, poiché troppo spesso, ultimamente, l’ho sbattuta contro al muro. E non valgono le giustificazioni apposte sul momento, a cui in parte vorremmo credere. Noi non siamo quel che abbiamo voluto costruire, quel che abbiamo voluto credere, non siamo, non siamo e non siamo. E ora che lo sappiamo non stiamo certo meglio. Buonanotte.
Ma forse quel fanciullino qualche spunto di riflessione me lo ha dato, nella sua sfacciataggine.
Penso che troppo stesso sia caduta nel tremendo errore di giudicarmi in base alle etichette affibbiatemi dalla vita sociale: studi, acconciature classiche, vestiti poco sgargianti, faccia pulita, esperienze passate, risultati ottenuti per caso. Ma in realtà non sono niente di tutto ciò, ed è proprio questo a spaventarmi. Non sono la persona intelligente che è uscita con il massimo dei voti, non sono la persona umile perché indossa un trucco leggero ed un taglio classico, non sono umile e moderata perché gli abiti che indosso comunicano sobrietà, non sono, non sono e non sono niente di tutto ciò che ho fatto, niente di tutto ciò che ho ottenuto. O se lo sono lo sono solo in parte.
Ma eccomi qua, illusa dalla stessa spiaggia d’oro su cui credevo di poter camminare agilmente, che credevo mia. Solo adesso mi accorgo di quanto sia difficile scontrarsi con la realtà, sentirsi inabili e dover imparare a ri-conoscersi, dopo così tanti anni impegnati a costruire un personaggio ad hoc, che soddisfi le nostre esigenze, ma che non è ciò che noi siamo. Eccomi qua, con la faccia sanguinante, poiché troppo spesso, ultimamente, l’ho sbattuta contro al muro. E non valgono le giustificazioni apposte sul momento, a cui in parte vorremmo credere. Noi non siamo quel che abbiamo voluto costruire, quel che abbiamo voluto credere, non siamo, non siamo e non siamo. E ora che lo sappiamo non stiamo certo meglio. Buonanotte.