venerdì 30 luglio 2021

Pensieri sospesi: l'implosione

In nessun luogo in particolare, ma probabilmente nel tunnel sotto Victoria Harbour.

L'Alexander-Dennis biancoverde della NewWorld fa quel che può ai comandi del "capitano" (come chiamano qui gli autisti dei double-decker) che, come abbastanza solito per le corse tardo-serali della compagnia isolana, non risparmia la pressione sul pedale di destra.

Io gioco col telefono; tentativo estremo di non pensare al presente; ed al futuro, ovviamente. Ma il futuro non c'è, nei miei pensieri; assente, non pervenuto. A quel punto meglio non pensarci. Ma non pensarci significa, qui ed ora, nascondere la testa sotto la sabbia, fare finta che tutto vada bene o, come più spesso capita, semplicemente non fare menzione della verità.

Ma anche evitare di pensare ai problemi, ed evitare di parlarne, ha un limite. Ed è al raggiungimento di quel limite che inizia l'implosione.

Inizia il vuoto; inizia la solitudine, quella vera e profonda.

Certo, non necessariamente solitudine fisica, ma solitudine emozionale. Tutto resta dentro; le persone che in un modo o nell'altro mi sono state vicine vengono allontanate, vuoi tramite silenzio ed isolamento, o menzogna. Che in fondo dire "...tutto bene. Te?" è un'abitudine. Non va mai tutto bene, almeno non per me, non ora.

Il risultato è sentirmi solo; unico conoscitore del dolore che provo ogni giorno; nessuna condivisione. Sto male, e sono il solo a saperlo.

Perché se mi guardo intorno vedo solo persone che non potrebbero avere alcun interesse al mio stato emozionale. Oppure persone che già hanno provato ad aiutarmi, ma senza successo, e non me la sento di dire che ho bisogno di nuovo di aiuto. Oppure persone che si preoccupano per me e verrebbero turbate dal conoscere il vero stato delle cose. Oppure persone che hanno già il loro bagaglio di problemi di ogni giorno da risolvere, a cui di certo non gioverebbe dover pensare anche ai problemi di qualcun altro.

E allora via, a mentire. A far finta. A piangere da solo su una panchina, o nelle ultime file di un autobus semivuoto. A pensare a come anche farla finita sarebbe solo una fonte di problemi per persone che non hanno bisogno di ulteriori problemi da risolvere.

E allora l'unica soluzione resta vivere, in un angolo, continuando a soffrire in silenzio; senza sogni e senza speranze. Giorno dopo giorno, una giostra senza fine. Una lunga attesa, del momento in cui la solitudine ed il silenzio non saranno più un problema.

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