martedì 19 aprile 2016

Mezzi di trasporto inadeguati

A22. Che non è un'autostrada ma una linea di autobus; a due piani, come la maggior parte qui in questo piccolo angolo di Est Asiatico; è una delle linee che porta velocemente (per quanto possibile) all'aeroporto da Kowloon. Tutto ciò ha un lato negativo: se all'aeroporto ci vai per motivi diversi da quello di viaggiare, gli aerei li vedi solo dai finestrini del bus mentre ti decollano sopra la testa.

Oltretutto, essere in aeroporto, vedere tutte quelle persone che fanno check-in, e tornarsene a casa senza aver staccato i piedi da terra è un po' come una tortura. Mi sarebbe venuta voglia di prendere un biglietto qualsiasi e partire; non importava dove.

Ma non era momento né luogo per andarsene; e quell'A330 della Cathay Pacific (o almeno quello credo fosse quello nella foto) l'ho visto solo dal finestrino dell'autobus, un mezzo ben piantato a terra, per quanto viaggiare al piano superiore offra un minimo distacco da terra.

Tra parentesi, per chi non avesse mai visitato Hong Kong, ci si potrebbe chiedere come mai continuino ad usare gli autobus a due piani anche su linee dove le dimensioni del mezzo in questione sembrano spesso inadeguate alla strada da percorrere. E così tocca agli autisti (per ragioni a me ignote qui chiamati "captain") condurre tra fronde sporgenti, curve strette, ripide salite e traffico nervoso, questi goffi mammut stradali. Ed obiettivamente fanno un gran lavoro, senza risparmiare piccoli momenti di terrore ai passeggeri meno avvezzi a questi viaggi.

Così pure io mi sento spesso inadeguato alla strada che sto seguendo, costretto a continui slalom tra ostacoli, portato a sbattere a destra ed a sinistra per l'impossibilità di adattarmi al luogo in cui mi trovo, incapace di scalare le difficoltà, ostinato in un ambiente che mi respinge; e fondamentalmente di scarsa utilità. Pronto ad essere contraddetto, ma senza successo.

sabato 27 febbraio 2016

La via delle spezie


Sabato pomeriggio, Argyle Street; il numero 27 - double-decker della KMB - si muove nervosamente nel moderato traffico del fine settimana di Kowloon. La mia meta si avvicina; due fermate... una fermata... in modo quasi automatico mi preparo a scendere - in tutti i sensi, visto che sono al piano superiore. La corsa nervosa del 27 per oggi finisce lì.

Mi lascio alle spalle l'autobus grigio-ocra e cammino verso casa; ma ci sono tante altre cose che non posso lasciarmi alle spalle. Pensieri, voci, che come spine mi pungono ogni volta che provo a bilanciarmi per ritrovare quell'equilibrio che ormai manca da troppo tempo. Equilibrio e direzione. Mi sono accorto di aver vagato per diversi mesi in una palude senza prendere una direzione decisa; ora una direzione c'è, anche se solo per poter dire di averci provato veramente.

Tuttavia mi guardo meglio attorno e mi accorgo che una direzione non è abbastanza. Di sicuro mi aiuta a mettermi in marcia più seriamente, ma per uscire dalla palude devo imparare a prendere le situazioni di petto, a fidarmi di me stesso, a non deviare ad ogni piccola incertezza, a non continuare a rallentare ed accelerare.

Così mi siedo nel caffè sotto casa e riprendo a scrivere, come mezzo per andare a scavare dentro di me e cercare di fare chiarezza tra le montagne di pensieri e di irrequietezze che continuano ad accumularsi senza tutte quelle vie di sfogo che mi hanno aiutato a rendere felicemente memorabili alcune parentesi della mia vita fino a settembre del 2014.

E sì, lo so, più guardo ai vecchi scritti su questo diario e più mi accorgo di quanto fossero intrisi di sterile negatività; ma in fondo all'epoca le parole impresse in questi bit erano soprattutto uno sfogo, come delle urla lanciate al cielo. Ora sono cresciuto (davvero? Mah, almeno così dice la carta d'identità) ed i pensieri che escono da questo guazzabuglio di neuroni dovrebbero quantomeno essere influenzati dalla lunga ricerca intrapresa per capire una personalità - la mia - anomala ed ipersensibile.

Cerco. Ancora. Freneticamente.

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