venerdì 21 maggio 2021

To the moon and back

 


Spiagga di Lacona. La mia mano abbronzata gira la rotella del volume della radio nello stabbiolo denominato senza alcun merito Reception, per alzarlo. Radio 105, l'unica che prendeva su quella spiaggia e ci accompagnava da fine giugno, trasmetteva To the moon and back dei Savage Garden.
Era la fine della fantastica estate del 1998, con i suoi tramonti stupendi, quella dei miei diciassette anni, quella del mio primo lavoro come bagnino ai Bagni Lacona, quella della metamorfosi, quella dei baci rubati alle ragazze sulla spiaggia, della prima esperienza sotto le coperte, del Ciao Rossonero che affrontava le Curve del monumento, con tutto il tempo per guardare il panorama per la sua velocità così bassa, che oggi, da pilota professionista, mi fa sorridere. Era una di quelle estati che rimangono nella vita, impresse a fuoco in ogni suo minuto.
Avevo passato un inverno impegnativo: all'epoca il corso di bagnino per prendere il brevetto FIN in Toscana lo facevano solo a Firenze. Mia madre mi pescava al Liceo, mi dava un paio di panini e via di corsa, alle piscine a cupola a Novoli, dove, per qualche scherzo del destino, a poche centinaia di metri ora sorge il Tribunale.
Avevo faticato per arrivare lì, in un anno dove ebbi la fortuna che ci fosse penuria di bagnini.
Ero bello, abbronzato, con la testa bionda e i miei primi occhiali Ray Ban Aviator, ma con le ansie costanti che iniziavano a colpirmi, e io le ignoravo.
Avevo tanta paura.
Ma quella canzone parlava di una persona ferita che ha paura di amare. E il ritornello ha un testo fantastico che fa:

"...I would fly you to the moon and back
If you'll be if you'll be my baby
Got a ticket for a world where
We belong
So would you be my baby
Ooh-ooh..."
Autostrada A12, 150Km/h,  torno da Genova, per lavoro.  L'Enterprise, nella fredda primavera di quasi 23 anni dopo, diffonde nelle casse la stessa canzone. E' facile trovarla, si pesca nelle app di musica, come Deezer e Spotify.
All'epoca dei bagni Lacona non lo sapevo cosa mi sarebbe capitato, che il mio cuore sarebbe stato sempre lì, a lottare per sopravvivere alle ansie, alle paure per "titoli diversi".
Alla destra della mia BMW da legale di successo, con 2 studi, e quote societarie in una serie di startup con la voglia di costruire un impero (che poi, parliamone a chi andrà, senza moglie né figli), si staglia la Versilia, ma tra poco dovrò uscire dall'Autostrada, a Pisa Centro, per poi prendere la FI-PI-Li fino a Pontedera, per poi esaltarsi sulle curve fino a San Gimignano.
Ho lottato per rompere il silenzio. Ho lottato e l'ho fatto rompere. E sembrava una via tracciata, Solo che ora, non si sa per quale apparente  motivo, il silenzio è tornato.
E per riaverti, altro che viaggio sulla Luna. Se solo fosse possibile andrei anche su Marte e Giove. Perché io lo so che in un qualsiasi punto dell'universo avremmo potuto essere felici, che se non avessi scassato brutalmente le palle ad una persona malata non saremmo a questo punto.
Brucio, ancora, nonostante il tempo passato sia moltissimo.
Superstrada FI-PI-LI, 120km/h: con un'arroganza assolutamente non dovuta, a colpi di fari a led Matrix, faccio scansare velocemente una 500 dalla corsia di sorpasso.
Tra poco passerò nella strada dove, a fine febbraio 2020, divenni nuovamente pilota.
Con un sapore, sempre più amaro, in bocca. In attesa del solito messaggio che, adesso, non arriva.

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