sabato 30 giugno 2012

Sbalzo termico

Carrozza 9, solito Frankenstein Frecciabianca che torna a Casa (quella con C maiuscola, non il mio attuale rifugio personale); ...e fortuna che prenotando a caso ho trovato un posto qui, visto che sulla vicina carrozza 8 l'aria condizionata non funziona e c'è un intero vagone di passeggeri che vagano (spesso inutilmente, visto il giorno e l'ora - venerdì pomeriggio) in cerca di un posto a sedere, per non soffocare per il caldo opprimente di questo afoso (anche se leggermente ventilato) pomeriggio di inizio estate; Butterfly di Mariah Carey negli auricolari a cercare di darmi un po' di speranza.

Tanto caldo fuori, tanto freddo dentro; mi sono chiuso per qualche giorno nella mia nuova solitudine casalinga, stranamente senza che questa mi provocasse gravi scompensi e sbalzi di umore; come se la mia situazione psicologica si stesse lentamente assestando; verso il basso, ovviamente, visto che non sembro essere capace di mettere due sorrisi uno di fila all'altro (lo sono mai stato?) e sembro aver perso la voglia di cercare anche quei pochi spiragli di vento che davano almeno una direzione al mio sguardo.


Ora sono su questo treno senza sapere bene perché, senza capire perché io stia tornando verso una terra dove non riesco a trovare pace né pianificare alcunché; sono su questo treno senza sapere cosa farò in questi due giorni di inspiegabilmente volontario e forzato allontanamento dalla mia nuova vita, dove invece inizio a trovare qualche modesta soddisfazione nelle piccole cose di ogni giorno; nuova vita dove torna a farsi spazio quella vecchia solitudine, frutto di silenzi, di dimenticanze e di disorganizzazioni; nuova vita con ancora pochi e per lo più sconosciuti nuovi compagni di viaggio.

Certo, nuova è la vita, ma evidentemente non lo sono io.

domenica 24 giugno 2012

Back to the start

Riprendo la mia nuova vita, e con essa riprendo le mie passeggiate mattutine lungo via Carducci (pausa cappuccino più, pausa cappuccino meno). Riprendo con uno sguardo diverso al mio futuro professionale; riprendo con uno spazio vitale per la prima volta "mio"; riprendo, però, senza le forti emozioni dei primi giorni di questa mia nuova vita.

Mancano anche le parole per descriverle, quelle emozioni; manca la voglia di rimettersi in gioco, la voglia di comunicare; manca la voglia di commettere quelle pazzie che per tre mesi mi hanno fatto sentire, forse per la prima volta, veramente vivo. Manca l'energia trasmessa da Seal in Crazy, trasformata ora in seducente malinconia; mancano stimoli e motivazioni forti nella vita, nonostante ora sembra che inizino ad arrivarne nel lavoro.

Devo ricominciare, rimettere in ordine tutti i pensieri, mettere un paletto e guardare avanti, dopo aver capito chi io sia ora e se valga effettivamente la pena spiegare da dove venga. E riparto da un'allegra cena in compagnia di simpatici sconosciuti, allo stesso modo di quell'apparentemente lontano venerdì 17 febbraio. E cerco di farmi convincere da Gavin DeGraw a pensare a me stesso, ad essere me stesso, ed al mio presente...
I Don't Want to Be by Gavin DeGraw on Grooveshark
"I don't want to be
Anything other than what I've been trying to be lately
All I have to do
Is think of me and I have peace of mind
I'm tired of looking 'round rooms
Wondering what I've got to do
Or who I'm supposed to be
I don't want to be anything other than me"
Provo a convincermi ma i silenzi, i vuoti e le distanze sono ancora pesanti da sopportare in questa stanza, accogliente forse, ma vuota.

domenica 17 giugno 2012

La via nuova

Frecciabianca Padova - Milano, 165 km/h, una domenica mattina di ritorno alla mia nuova vita, alla mia nuova via; domani avrò completato ufficialmente questo cambiamento che mi ha portato ad esplorare nuove strade e ad uscire da quella bolla di comfort precostituito che per più di trent'anni ha tenuto il mio presente legato al mio passato; ora da quel passato, anche se non è così distante, devo decidere cosa voglio portare con me.


Ci sono sicuramente voci che viaggiano sulle ali del vento che voglio tenermi stretto; ci sono amicizie, per quanto ora più distanti, che continuano a tenermi lontano dai miei problemi; ci sono amici-fratelli forse un po' rompiscatole ma senza cui, ora, non so come farei; ci sono storie-non-storie da raccontare che continuo a tenere per me come per celare un passato antecedente di cui in realtà non c'è nulla da nascondere se non un lungo ed estenuante vuoto; ma di quel passato più distante cosa resta?

Restano altri amici-fratelli distanti ma mai lontani; restano strade tortuose e sentieri carichi di quella solitudine che una volta non mi pesava; restano foto e memorie di luoghi apparentemente freddi e remoti; restano note cantate, suonate ed ascoltate e viaggiatrici legate anche a quelle note; restano amicizie mai perse (e che mai vorrei perdere) ma sempre un po' a metà. Restano tante esperienze vissute appieno ma anche e soprattutto tanti rimpianti a cui non pensare.

Ora però sono qui, in questa carrozza 4 diretta alla città delle speranze e delle opportunità, e vorrei raccontare quelle storie e quelle memorie, ma ho paura di perdere quel vento di Scirocco che gira a Levante, che per quanto non gonfi le vele, aiuta a viaggiare; e vorrei cercare di nuovo anche il sole tramontato per raccontare quelle storie, vorrei spiegare chi sono, ma mi accorgo che forse è troppo difficile spiegare una vita contorta e confusa come la mia, quando sono io il primo a non capirci granché.

venerdì 15 giugno 2012

Curve in salita

SS51, 150km/h, pochi metri ancora in sesta marcia, frenata (non troppo brusca... sono sempre io...), poi doppia curva destra-sinistra ai 90, traiettoria quasi perfetta, all'uscita sono già in pieno in quarta e quindi di nuovo frenata per entrare in paese. Guido così ormai, quelle poche volte che prendo in mano il mio grigio e noioso mezzo; certo, ora sono sulle mie strade preferite, quelle che potrei fare ad occhi chiusi, e mi sento protetto; studio e programmo i sorpassi, pianifico accelerate e frenate.

Allora nel pomeriggio altro giro, altra corsa; prima il solito bel panoramico tratto della SR48, con la vista che spazia su tutta l'alta Val Boite fino all'Antelao e poi, dal bivio di Pocol, lei, la tortuosa, nascosta ed impegnativa SP638, direzione Passo Giau. Dapprima provo a seguire una BMW da enduro che aveva svoltato poco prima di me, poi mi dico di stare tranquillo e rallento l'andatura... ma la strada sale, sale, tra curve e tornanti in successione; ad un certo punto un tedesco col suo Qashqai si fa da parte e lì le mani si stringono forte sul volante, l'adrenalina inizia a crescere; le traiettorie si fanno precise, le accelerate anticipate, le frenate ritardate; la strada inizia ad uscire dal bosco e l'aria si fa più fredda; in qualche accelerazione in seconda sento il traction control attivarsi (l'asfalto era leggermente umido) ed un paio di volte anche le povere Continental fischiare, non abituate ad un lavoro così pesante.


Rallento qualche curva prima di giungere al passo, dove arrivo col mio solito fare tranquillo, lasciando il folto pubblico di motociclisti (praticamente tutti stranieri) ignaro della mia andatura fino a un chilometro prima; scendo dalla macchina e mi fingo un tranquillo turista qualsiasi, come se non conoscessi già a memoria quei panorami che, ahimè, da troppi mesi non vedevo. Mi godo quei momenti recuperando dalla memoria le mie lunghe solitudini montanare, cercando di non dare ascolto alle troppe assenze ed ai vuoti di questi mesi, alle pazzie compiute in cerca non so più neanch'io di cosa.

Torno con tutta calma (relativa...) a Cortina e mi faccio spennare da Lovat, proseguendo a piedi sotto una pioggia indecisa, sfiorando ricordi di inverni lontani; programmo, come mio solito, visite e gite che realmente so che non farò; visiono attentamente abbigliamento sportivo e non, rendendomi però conto che difficilmente poi lo userei; perché da soli è difficile programmare qualsiasi cosa. Mi trovo sempre a dovermi aggregare a gruppi precostituiti per mascherare quella mia natura antisociale che mi porterebbe, come già troppe volte successo in passato, ad isolarmi; fisicamente ed emotivamente. Ed ogni giorno combatto la mia guerra contro questo auto-isolamento, per lo più perdendo.

martedì 12 giugno 2012

Le nuvole attorno

Passante ferroviario di Milano, un tunnel di 7,8km in cui i comuni treni regionali si infilano per attraversare il capoluogo meneghino. Non è l'angusta e claustrofobica galleria della metro, ma un'opera di dimensioni notevoli, con intere stazioni sottoterra, oltretutto accessibile (nelle tratte urbane) con lo stesso biglietto dei comuni mezzi urbani. Ne usufruisco per due fermate, giusto quel che basta per ricondurmi alla rassicurante linea M3 che mi riporta a casa; certo non la Casa con la c maiuscola, ma a quel posto che ora sento di poter iniziare a chiamare casa.

C'è sempre quel senso di incompletezza a farmi compagnia, quella voglia di perdersi una sera tardi con un pianoforte e Bublè che canta in sottofondo You Don't Know Me; perdermi ma non da solo, avrei voglia di condividere apertamente i miei pensieri e le mie passioni invece di aver paura di parlare di me; e vorrei riuscire a ritrovare quei pensieri e quelle passioni da condividere che ultimamente vengono meno, anche se qualche piccolo spiraglio si apre, lì dove persone affini, risbucate dal passato, danno vita a spazi creativi che mi fanno tornare, dopo parecchio tempo, brividi artistici sopiti chissà dove.

E poi ci sono altri viaggi, viaggi che non avrei voluto fare, viaggi in compagnia di amici insoliti ma sinceri, viaggi spinti da un'amicizia che forse non avrei immaginato così forte e così vera, nata per caso e cresciuta nel tempo per tutte e sole quelle ragioni per cui un'autentica e leale amicizia ha motivo di esistere; e questi viaggi non voluti altro non fanno che approfondire ed accrescere queste amicizie che continuano a tenermi per mano in questo labirinto personale degli ultimi mesi.

...e ora che la direzione del bivio è decisa e che qualche porta alle spalle inizia a chiudersi, riuscirò a trovare qualche momento di tranquillità per me? Oppure qualche sfogo alle tensioni accumulate che continuano a non trovare una vera via d'uscita? Nonostante tutto il presente sembra ancora provvisorio, vissuto alla giornata come praticamente tutti gli ultimi due anni, senza riuscire a pianificare alcunché ...per quanto senso possa avere pianificare qualcosa da soli...

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