martedì 31 luglio 2012

La strada giusta

Superstrada Siena-Bettolle carreggiata nord, 110km/h; a guidare non sono io ma uno di quei piloti che non ti aspetti; un pilota che per due giorni mi ha condotto per quelle strade che già furono più e più volte percorse dal Velocissimo ma Inconcludente amico-fratello; un pilota munifico di sorrisi e di risate così come di profondi discorsi su emozioni e sentimenti; un pilota deciso e di esperienze affini che, comunque, prosegue per la sua strada.


Mi affaccio così io, l'uomo delle Missioni Inutili, sull'Oceano delle lunghe Traversate, apprezzandone le sfumature ed i colori, pur sapendo che l'Oceano resterà al di là della costa, alla mercé dei più temerari; mi accontento, pur con qualche esitazione, di sentirne la brezza e di ascoltarne lo sciabordio delle onde contro la scogliera che me ne separa.

In fondo qual è la direzione giusta da prendere? Qual è la strada giusta da percorrere? Qual è la cosa giusta da fare? Posso passare ore a pensare, ad arrovellarmi, a pormi domande le cui  risposte sarebbero solo dei tentativi di quietare in qualche modo quel rumore che ogni tanto si fa sentire in testa. Forse non esiste la Cosa Giusta, esiste solo stare bene ed essere felici, vivere il momento, anche in mezzo a tutti i problemi e le pare che il mio insensato cervello ha prepotentemente ripreso ad anteporre a qualsiasi slancio, riponendo in un angolo, nascoste, quelle pazzie che commisi ad occhi chiusi solo pochi mesi fa.

Mi tengo quindi quella confusione in cui continuo a muovermi con difficoltà, tornando ad aver paura di muri e baratri; certo, con meno forza e non costantemente, ma le parole che non ho ed i passeggeri che non ho non mi hanno mai abbandonato.

venerdì 27 luglio 2012

La fiducia silenziosa

Autostrada A13, 130km/h in cruise, notte fonda, qualche goccia di pioggia cade sul vetro, una lunga e divertente giornata, di quelle da ricordare, si allontana alle spalle mentre una registrazione dal vivo di Notre-Dame de Paris accompagna in sottofondo la mia guida, tornata finalmente tranquilla, ed il silenzioso e sereno sonno del mio passeggero.

Ora, da questo bianco treno che attraversa a 165km/h, tra i primi raggi di sole, le propaggini settentrionali della Pianura Padana, da dove sto scrivendo, torno indietro all'inizio di quella giornata e ripercorro quelle ore spensierate; ripenso a quelle amicizie pure e semplici arrivate negli ultimi mesi e rivivo le adrenaliniche emozioni delle attrazioni del parco di divertimenti ravennate che ha fatto da contorno ad un'incredibile quantità di sorrisi e risate, ad ardimentosi esperimenti da caffeinomani, a piogge improvvise a ciel sereno, a fiducie ripagate, a pacifiche attese.


Salutata quindi l'allegra e giocosa compagnia, sulla via del ritorno, compiamo un'altro piccolo viaggio, altri chilometri per raggiungere nuovamente Cento ed i sinceri amici compagni di un sempre più grande numero di avventure (per lo più mangerecce, ma non solo). Sagra di paese, tutti sotto un tendone, tortelli a profusione, un locale semivuoto, gli ormai soliti deliri di parole ...e da qui si torna all'incipit...

Forse è ancora presto per sapere se ci saranno questi inattesi passeggeri che vorranno, anche in un silenzioso e fiducioso sonno, continuare a viaggiare con me e seguire queste mie follie e questi miei viaggi; quello che è certo è che ora non mi voglio fermare, non voglio lasciare amicizie a metà, sepolte; voglio continuare a riapire cassetti e vecchie pagine del mio diario mai scritto laddove, come in questi ultimi giorni, questo significhi ritrovare gioie e sorrisi autentici e rispolverare intense esperienze contornate di musica che ora, a distanza di quindici anni, sembrano quasi incredibili.

domenica 22 luglio 2012

Sonni tranquilli

Tratta ferroviaria Genova - Tortona, l'intercity per Milano si infila dentro le prime gallerie di quel tortuoso tratto di strada ferrata già appena fuori dalla stazione; chiudo gli occhi, mi abbandono alla musica negli auricolari, appoggio la testa un attimo ...e mi risveglio nel bel mezzo delle assolate campagne delle propaggini orientali del Piemonte, a pochi minuti da Tortona. Io che dormo in treno? Cos'è successo?

Certo, c'era la stanchezza di un sabato sera molto allegro alle spalle, la pelle era ancora calda dopo la calma giornata passata sotto il forte sole della riviera di Levante; tuttavia credo di poter dire che fossero altri i motivi di quel pur breve assopimento; mancava qualcosa. Non c'erano le mie solite ansie a farmi compagnia, non mi frullavano in testa i miei soliti problemi, non sentivo di dover per forza pensare alle solite mille cose da fare; ero tranquillo.


Ero lì, steso su quel divanetto a sonnecchiare al fresco di un nuvoloso sabato pomeriggio, con il mare vicino che scaricava la sua forza, in onde alte due metri e più, sulla scura sabbia ligure; accanto a me avevo amici più e meno recenti che mi stanno continuamente facendo sentire a casa dovunque mi trovi, e questa volta la serata si è svolta senza momenti da pesce fuor d'acqua, questa volta ballando e divertendomi, lasciando chiuse nel loro armadio paure e storie da raccontare.

Ora c'è la voglia di raccontare quelle storie ai protagonisti e non solo agli spettatori, ora c'è la voglia di non lasciare pensieri a metà ...ora il sonno è tranquillo.

lunedì 9 luglio 2012

Gocce sulla pelle

C'era il caldo sole di una domenica pomeriggio di luglio; c'erano dieci amici in cerca di relax e di un po' di serenità; c'era una grande amicizia nell'aria tra i sorrisi; c'era la fresca acqua di una piscina ad imperlare la nostra pelle; c'erano di nuovo i chilometri che correvano veloci sotto le ruote della BMW del maestro pilota; c'erano diverse memorie recenti che si rincorrevano. Per qualche ora i pensieri sono stati tutti lì, tra quelle persone con cui non ho paura di essere me stesso.

Ma non era iniziato lì il weekend. C'era il centro della mia città di notte, passo dopo passo, con calma, da solo; c'erano due turiste con una macchinetta fotografica digitale sgangherata; c'erano racconti di esperienze simili con amici vecchi e nuovi, recenti quelle altrui, meno recenti le mie; c'erano una birra fresca sui Bastioni a notte fonda ed una lunga passeggiata al ritorno.


Poi l'incontro con l'amica collega Impaziente e Curiosa, davanti a uno dei migliori gelati che abbia mai mangiato; poi di corsa a riprendere in mano il mio Trattore per una cavalcata verso la Marca Trevigiana, alla riscoperta di un vecchio amico, a riempirci la pancia di cibo, vino e allegria; a riempirci gli occhi di bui panorami collinari alla ricerca di desolati rifugi enogastronomici; a scoprire e riscoprire strade di lontane notti di vecchi capodanni che tornano incredibilmente attuali.

C'era ...e c'è, un sorriso; nonostante echi di vite lontane; nonostante venti intermittenti e sempre parzialmente misteriosi. Ci sono programmi che iniziano a crearsi; ci sono ore di tranquillità; ci sono note e vibrazioni nuove all'orizzonte; ci sono luci inconsapevoli; ci sono treni che prendo e che prenderò; ci sono gocce d'acqua che rinfrescano la pelle al sole.

sabato 7 luglio 2012

Hands in my pocket

Sì, lo so, è parecchio che non scrivo. Ma come spiegavo un paio di orette fa a Costante ma Improduttivo il fatto è che quando i miei spazi sono invasi, l'ispirazione sparisce. E i miei spazi, nel nuovo peregrinare delle Tre Città, mancano. Fisicamente, mentalmente, emotivamente. Mancano come mi mancano le nuvole londinesi.
E' come se ci fosse un delicato punto di equilibrio tra mancanza di spazi e stabilità. Rinuncerei gran volentieri a qualche spazio (fisico) in più per quel livello maggiore di stabilità che mi permetterebbe di Construire. Qualcosa, qualunque cosa, per l'impressione di sentirmi ancorata da qualche parte. A "casa" in una maniera un po' meno incerta, un po' meno precaria. Che così è un po' come se mi sentissi una personcina ormai adulta intrappolata nello stile di vita di una matricola fuori sede, che non è proprio il massimo, ecco. Insomma, quel fantomatico equilibrio è ancora molto, troppo lontano. 

Riparto. A settembre. Due mesi in una zona del mondo che mi ha sempre affascinato, intimorito, e musicalmente fatto venire gli occhi lucidi. Per una volta ci sarebbe potuta essere la possibilità di partire con Dolce Metà, per una volta la stessa Università sembrava offrire delle possibilità per entrambi. Piccolo particolare, i campus sarebbero così distanti che a quanto pare è più incasinato e dispendoso organizzare una partenza assieme che una breve vacanza per venirmi a trovare durante i due mesi, ancora una volta, di viaggio in solitaria. Ho un Fato dispettoso. 

Ieri ho pure avuto un "incidente di viaggio", non ho ancora capito come ma mi son data, da sola, il trolley sul mignolino del piede sinistro. Che non l'ha presa molto bene. Forse il trolley cercava di dirmi che è un po' stufo di viaggiare carico di libri e che avrebbe una gran voglia di farsi un Viaggio vero, di quelli in cui esplori, assaggi, scopri, ti perdi e ti ritrovi. Buttimola sull'ottimismo di Alanis, che anche questo periodo di stallo finirà.

What it all comes down to, my dear friends, is that everything’s just fine, fine, fine,
’cause I’ve got one hand in my pocket and the other one is hailing a taxi cab

venerdì 6 luglio 2012

Scorrimento lento


Frecciabianca che va ad est delle 17.35, Carrozza 7, quella del triste tramonto di tre mesi fa; lascio nuovamente Milano in cerca di amici ancora inevitabilmente lontani; il treno inizia a muoversi ed esce attraversando l'intricata rete di binari e scambi che fanno entrare ed uscire i convogli dalla stazione; intricata, ma mai come i miei pensieri.

Cerco di abbandonarmi al panorama che scorre al mio fianco ed alla msuica dei Toto in sottofondo, ma non ci riesco; mi gaurdo attorno alla ricerca di qualche particolare interessante su cui concentrare l'attenzione, da prendere come spunto di riflessione, come punto di partenza per creare storie di persone sconosciute, ma non ne trovo.


Allora arriva Vasco a ricordarmi che "la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia"; così, come ormai molte altre volte, devo trattenere le lacrime e farmi ricordare nuovamente che "forse davvero ci si deve sentire alla fine un po' male" per essere vivi, veramente, per "vivere davvero ogni momento"; ma quella follia e quel sommesso dolore c'erano nella mia vita, due mesi fa; non più ora.

Resto così perso nella paura di non riuscire più a vivere nuovamente quelle emozioni, di non trovare più una vera ragione per rimettermi in gioco sul piano personale; tornano le vecchie paure di non riuscirci, di rimanere da solo ad osservare i panorami scandinavi dei miei sogni ad occhi aperti, di dover continuare a pensare solo a me stesso più per necessità che per scelta. Paura di non recuperare più quegli anni in cui "non ho mai giocato in vita mia per le mie stupide ansie e insicurezze" (cit.).

lunedì 2 luglio 2012

Leggera brezza di malinconia

Le ultime luci della sera si spengono alle spalle dell'Adriatico, lasciando al di sopra del mare quei colori tipici di un tramonto lontano; le onde sempre più scure riflettono, con la poca schiuma delle piccole creste che si infrangono sulla rena, l'ormai tenue barlume rimasto ad oriente. Musica e rumori di persone che si divertono alle spalle, io seduto su una staccionata di grosso bambù, ascolto; non quei suoni.


Ascolto il rumore del mare nelle sue multiformi frequenze; ascolto le voci e le risa dei pochi, temerari e divertiti bagnanti; ascolto la fresca e leggera brezza che mi rinfresca anima e corpo; io qui e loro lì, pochi metri dietro di me; si divertono, ridono, scherzano, ballano, mangiano, bevono. Io per una volta, come tante altre nel mio meno recente passato, ho bisogno di altro; ho bisogno di sentire il vento nei capelli, di svuotare la mente, di far trascinare via i pensieri dalle onde, di perdermi nel buio, di guardare la luna riflessa sul mare ormai nero.

Eppure avrei ancora voglia di tornare indietro e provare a scoprire cosa si nasconde dietro quel muro, dietro quella porta che non si è mai aperta; così scopro quanto poco basta per far fluire nuovamente in superficie recenti ricordi che non riesco a seppellire, perché è impossibile seppellire ricordi di una vita veramente vissuta, aggrappata a sensazioni e sentimenti nuovi, forti come mai prima, una vita di pazzie, di emozioni, di scommesse perse. Una vita che ora, al buio, non c'è.

Allora vorrei tornare su quella staccionata ad ascoltare il mare, certamente non felice, ma sicuramente senza pensieri, senza quel continuo cercare di convincersi a lasciar stare, cercare di convincersi di aver preso l'ennesima strada sbagliata...

Say Hello by Nitin Sawhney on Grooveshark"Everything started to fall.
Where's it all going?
Can't make any sense of it all.
Where am I going?"

Mi lascio così tristemente cullare dalle note di una malinconicamente speranzosa Say Hello di Nitin Sawhney senza riuscire, come sempre, a dare un senso a tutto ciò.

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