venerdì 31 agosto 2012

Corsi e ricorsi d'acqua

SS43 della Val di Sole, 80km/h, torno con molta calma da un avventuroso fine settimana in mezzo alle fredde acque del torrente Noce e dei suoi affluenti; tanti sorrisi, un po' di freddo, le calde mute a proteggere la nostra pelle dai 4-5 umidi gradi centigradi in cui ci muovevamo, leggermente impacciati, prima tra corde e cascate e poi, muniti di pagaie, su robusti ma flessibili gommoni gialli.

Le mie due passeggere di oggi dormono tranquille, fiduciose del fatto che le avrei portate a destinazione, sicuramente provate dalle emozionanti recenti escursioni. Sono persone di compagnia, loro, distribuiscono risa e buone parole; i miei lunghi silenzi invece raccontano una storia diversa, tanto che questa situazione, questa già vista e rivista silenziosa fiducia, non mi sorprende per nulla; ma la raccontano solo a me questa storia, non a chi passa del tempo assieme a me.


Continua così ciclicamente a capitare che io trascorra anche giornate intere accanto a persone che non mi conoscono e continuano a non conoscermi. Ho ripreso in mano la reflex, ho montato il mio amato 70-300 Sigma ed ho iniziato ad intrufolarmi nelle vite dei miei allegri compagni di avventura, a rubare attimi spensierati delle loro vite immortalandoli come meglio potevo, per gioire nuovamente della felicità altrui non riuscendo a farlo della mia.

Scrivo oggi per la prima volta da direttore di questa creatura che per più di un anno ha dato l'opportunità ai miei sfoghi, quasi totalmente negativi, di trovare una via d'uscita; penso che avrei voglia di riportarla ai fasti del roboante inizio sotto la guida del Velocissimo ma Inconcludente amico-fratello; penso a chi ha voluto condividere con me questo cammino; penso alle innumerevoli ore passate a riempire di parole sconclusionate questo bianco riquadro.

Grazie Andrea per aver creato tutto ciò e grazie per questa grande opportunità (parola più che consona vista l'origine della nostra amicizia); forse non ho il tuo entusiasmo e la tua capacità di coinvolgere, ma  porterò avanti comunque questo tuo progetto in cui continuo a credere giorno dopo giorno.

Il direttore.


martedì 28 agosto 2012

Rollio e beccheggio. L'ultimo post.


Riappaio da questa parte, prima di scomparirne in via definitiva. Però devo farlo per tutti voi, per la mia creatura, per la bravura con cui chi, come Costante ma improduttivo, ne diverrà il Direttore una volta che il sottoscritto abbandonerà la nave.
E a proposito di navi, non posso che terminare la mia carriera qui in questo modo. E sia.  Si riparte, fortunatamente.
Canale di Piombino, 34 nodi. Mi trovo sulla Corsica Express Seconda, giallissima nave della Corsica Ferries, l'unica veloce che va all'Elba. La mia Mito mi aspetta a Piombino in un garage.
La Corisca Express è stata costruita nel 1996, le altre 2 gemelle miseramente accantonate, e se la cava bene nel mare blu dell'Elba.
Non ci mette i tanto sbandierati e promessi 30 minuti, ma in 40 fa la traversata. Promessa di marinaio parzialmente mantenuta, sembra.
Domenica il mare era mosso, mossissimo. Lo si vede dalla foto, fatta dal claustrofobico bugigattolo esterno.
La traversata Portoferraio-Piombino, di norma, è sempre stata lo scenario di uno dei momenti più introspettivi della mia vita. Aethalia rollava e beccheggiava.
Con questa nave, che pare un aereo di linea che non consente di mettersi nemmeno a prua per guardare il mare, ma che ci plana sopra,  non hai nemmeno il tempo di chiacchiarare con chi hai accanto, e la spiegazione delle dotazioni di sicurezza finisce all'imbocco del porto di Piombino.
Tutto scorre, terribilmente perfetto e veloce, in modo tale che tu non te ne accorga minimamente. In questo mi ricorda l'Alta Velocità tra Firenze e Bologna, una metropolitana da 250km/h, dove sembra quasi che ci siano negli ETR appesi i cartelli della Gialla MM3, con le stazioni "Lodi Tibb, Duomo, Montenapoleone, Crocetta, Missori", tanto care al Costante ma improduttivo,  e via dicendo.
Tant'è che a Piombino ti ritrovi spaesato e con tanta strada ancora da fare, specialmente quando è da una settimana che non chiudi occhio.
E c'è da iniziare un percorso.
Già iniziato, a dire il vero. Un percorso con l'aiuto di persone che mi vogliono bene, di uno specialista, di chi sa come raddrizzare certe curvacce di un carattere spigoloso, ma soprattutto terribilmente insicuro dove "...non conosco alla perfezione la materia....".
E' proprio così, ogni tanto dobbiamo guardarci dentro. La strada è lunga, e con l'aiuto di chi mi ama posso farcela. Da solo è difficile, è una cosa opprimente che affonda le radici nel passato più oscuro, che credevo di aver dimenticato.
Quando mi sento dire da chi ho accanto "...i tuoi 23 anni tu li hai vissuti...", so bene che è una frase pronunciata con la presunzione di chi non sa niente di quegli anni, della vita rubata a suon di ricatti, minacce, di periodi neri che somatizzavo nel totale silenzio, della contrazione dei muscoli del viso che con uno sforzo immane sorrideva e da una mente che fuggiva in una brutta, immensa, perduta superficialità.
E' per questo che penso sia importante conoscersi.
Ho iniziato a camminare, di nuovo. Non sarà breve, ne ho la netta sensazione.
Mi congedo da questo blog, anche se da tempo non vi scrivevo, dedicandomi ad una esperienza personale a cui conferisco la massima priorità.
Non posso che ringraziare tutti voi per il tempo reciprocamente dedicato, e in paricolare:
- a Francesco, iperproduttivo in barba al nome, che ci regala emozioni indiscutibili....ah, da ora il Direttore sei tu, in modo indiscusso e indiscutibile;
- a Federico, grandissimo motociclista che ci regala gli scorci, adesso innamorati, della Maremma che un tempo mi illuse;
- a Ilaria, grande protagonista dallo stile impeccabile; 
- ad Anita, che ci dà la visuale dalla prospettiva diversa del passeggero;
- a tutti gli altri che hanno contribuito, è bello avere e custodire un pezzo di voi nel cuore, spero sia reciproca;
- a tutti i lettori, grazie sincero.
Tornerò, statene certi, più forte di prima. 

venerdì 24 agosto 2012

Venti estivi

Cammino lungo Corso di Porta Romana con questi nuovi stati d'animo che non sanno né di rimorso né di rimpianto ma solo di disillusione, con il caldo ancora forte del tardo pomeriggio che mi fa sudare, con voci amiche negli auricolari del telefono. I negozi ed i bar sono quasi tutti chiusi, sono quasi da solo, mentre nuove domande esistenziali si insinuano nella mia mente partendo da un insolito libro che da poco ho finito di leggere. Perché a me capita sempre il contrario?

Forse buona parte del problema sta nel mio essere molto difficile da avvicinare, nella mia perenne diffidenza, nella costante insicurezza. Mi metto ad ascoltare le voci che giungono inattese dall'Oceano: "...ci stai lavorando sopra?" Sì, forse qualcosa sto facendo; ma è sempre e comunque troppo poco; in fondo chi può dire di conoscermi veramente? Chi avrebbe mai voglia di avventurarsi in questa pericolosa giungla di pensieri che è la mia testa? "Siamo esseri umani, apprezziamo gesti umani". Sì devo iniziare da me, provare ad aprirmi un po' di più, provare a fare io qualche gesto umano. Eppure... "...fosse facile...".

Fosse facile dimenticare, fosse facile resistere. Eppure sono felice; eppure manca qualcosa. Rimane il ricordo di un brillante verde chiaro che non ho saputo capire ed a cui ingenuamente mi sono avvicinato troppo. Ho provato a farmi aiutare a rimettere al loro posto i pensieri, quando ancora ero nella Verde Isola, da diverse bevande locali, ma ovviamente il risultato è stato solo temporaneo; è prontamente tornato lo stato "Felice, ma...".

Felice di aver trovato persone che mi stanno dando fiducia e la possibilità di mettermi in gioco, ma sempre con la paura di sbagliare; felice di vivere una vita finalmente tutta mia, ma con la consapevolezza di non riuscire a condividere abbastanza questa felicità; felicissimo di sentire lo Scirocco che soffia, ma con il timore di mettere la barca di bolina e seguirlo per paura che smetta.

Quali altri venti incroceranno la mia rotta? Avrò il coraggio di risalirli? Quante altre strade incontrerò? Saranno ancora e sempre sbagliate?


venerdì 17 agosto 2012

Il cielo sopra Dublino

Prosegue la navigazione a vista a motore, prosegue la bonaccia dopo la flebile folata di vento di Mezzogiorno che per qualche istante ha dato l'impressione di riempire le vele; continuo a navigare a motore quando vorrei navigare a vela, e la benzina per navigare a motore ora non manca, la cambusa viene rifornita, ma mancano il vento ed un timoniere; mi manca stare sul castello di prua a guardare le onde che si infrangono sulla chiglia, ascoltarne lo sciabordio ed annusare l'aria salmastra.


Penso alla mia barchetta in viaggio senza meta in mare aperto nuovamente da quest'anglofona verde isola, richiamato qui per continuare a risolvere problemi altrui mentre la testa si costruisce nuovi muri su cui andare a sbattere; nuove strade sbagliate si aggiungono alla lista e continuo a non trovare quella giusta, ora che, ironia della sorte, lo Scirocco mi aiuta a riaprire le vele; ma è un vento di traverso, aiuta a viaggiare ma non mi soffia in faccia, non mi dà una direzione da seguire.

Pur tra momenti di inaspettata felicità regna ancora la confusione, regna l'ignoranza, regna l'incertezza. Confusione, di idee, di strade, di pensieri. Ignoranza, di storie, di persone, del passato. Incertezza, di intenti, di parole, di sentimenti. Quel che è certo è che non si può tornare indietro, tornare alla verde trasferta della settimana precedente dove i dubbi non esistevano e c'era spazio solo per i sorrisi e l'amicizia. Ora viene solo da chiedere scusa; per un errore, per una fiducia tradita.


Ma c'è un altro viaggio da fare, altri due aerei da prendere, probabilmente altri due moderni A321, verso Francoforte e poi Venezia, con il servizio e la precisione che ci si aspetta da una grande compagnia tedesca. Giusto per poter dire di avere veramente la testa tra le nuvole e spiegare così l'ennesimo stato confusionale in cui mi trovo.

mercoledì 15 agosto 2012

Verdi trasferte

Frecciabianca Venezia Santa Lucia - Torino Porta Nuova, canonici 165km/h, il lago di Garda si staglia nella sua versione estiva, pieno di bianche vele spiegate, al di là del finestrino dal lato opposto del vagone; una classica stanchezza estiva da sudorazione eccessiva mi pervade il corpo. "Try a little tenderness" cantata da Bublé nelle cuffie oggi fa uno strano effetto.

Tornano per qualche minuto in mente tutti quei sogni mai vissuti, quelle mini-sequenze da film idealmente ambientate nel piano bar di un hotel di lusso a caso, dove un altrettanto ideale Rod Stewart canta armoniosi pezzi d'annata, apoteosi di una solitudine che non vuole saperne di andarsene. E c'è per un attimo la voglia di costruire qualcosa, di guardare avanti; o meglio, ci sarebbe.

Ma non avevo tempo di pensarci quel giorno, avevo un aereo da prendere il giorno successivo, dopo una disavventura a causa dei treni bloccati per un temporale ed un autobus preso al volo in Stazione Centrale. Un viaggio in una terra nuova, un'isola verde che più verde non si può (di fatto, non di nome, non crediate che mi sia avventurato così a nord, anche se non mi dispiacerebbe), una città in cui incrociare nuovamente strade sbagliate; ma anche un sogno che si avvera.

Mi imbarco sull'Airbus A320 (ovviamente anch'esso per buona parte verde) con una valigetta nera di pelle che non tradiva il motivo della mia trasferta; stavo veramente viaggiando per lavoro; non mi sembrava vero. Così mentre il robusto velivolo made-in-Europe sorvolava al tramonto alcune cime imbiancate (idealmente Cervino e Monte Bianco ma non le so ancora riconoscere dall'alto) e lo sguardo si perdeva negli incredibili colori del tramonto d'alta quota, gli occhi diventavano lucidi, per una volta a causa di un'incredulo istante di felicità.

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