lunedì 11 novembre 2013

Long ride



Oggi, per la prima volta dopo del tempo, una parola è atterrata nella mia mente distratta, che a nulla pensava se non all’usuale cammino verso l’usuale luogo di ogni giornata: “passante”. Ricordo quando, dalla mia vecchia casa (anch’essa una “road to…”) imploravo l’aiuto di un passante distratto, affinché mi raccogliesse dal suolo su cui ero pesantemente inchiodata, dalle eccessive pressioni.
Ebbene, quel passeggero un po’ distratto, mi ha raccolto, così… quasi per caso, come una variazione sulle note della distrazione stessa. Siamo quindi approdati in una nuova casa, la qui presente.
Ed oggi, con la memoria di quello che anni fa fu, riapprodo in questa vecchia casa dal panorama immutato: una strada, tipica americana, con un segnale di attenzione che vuole guidarti, tenerti all’interno della safe route. E’ stato un po’ questo il ruolo della long road to.
La guardo e mi sembra una strada passata, lontana. Ricordo di non aver propriamente seguito le indicazioni, di essermi persa nel deserto, di aver urlato fino a capire che solo i miei orecchi erano in grado di sentire quelle richieste sventagliate con tanto fragore, in un mare di sabbia rossa che si alzava, ai bordi della long road.
E poi fu il giorno in cui tornai in pista, in cui tutto riprese a scorrere in modo più o meno normale, più o meno augurabile.
Proprio in quel momento mi resi conto che ero sola a viaggiare, non c’era più il passante distratto, ormai lontano con la sua ammiraglia, non c’era più la compagna viaggiatrice, ormai lontana con la sua valigia, non c’era più nemmeno il compagno nordico, adesso molto lontano. Tutti erano ad una distanza diversa, non eravamo più assieme e mi chiesi se non era forse questo il senso delle cose. Ognuno aveva finalmente trovato il posto sulla lunga strada e qualcuno, forse, era già addirittura arrivato nella sua personale destinazione…
Chissà se per me questa è solo una tappa. Ad oggi ho avuto il coraggio di cambiare strada, di varcare confini geografici e metaforici, ma sono tornata. Chissà se la mia voglia di continuare ad evadere non sia proprio la stessa forza naturale che mi trattiene qui. Chissà se il posto che non ho mai voluto chiamare casa sia proprio il luogo in cui approderò.

Per il momento, nel generale clima di un ingannevole happy ending, continuo a guidare, curiosa di scoprire se, al di là di questo orizzonte, esistono nuove tappe.
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