Oggi, per la prima volta dopo del tempo, una parola è
atterrata nella mia mente distratta, che a nulla pensava se non all’usuale
cammino verso l’usuale luogo di ogni giornata: “passante”. Ricordo quando,
dalla mia vecchia casa (anch’essa una “road to…”) imploravo l’aiuto di un
passante distratto, affinché mi raccogliesse dal suolo su cui ero pesantemente
inchiodata, dalle eccessive pressioni.
Ebbene, quel passeggero un po’ distratto, mi ha raccolto,
così… quasi per caso, come una variazione sulle note della distrazione stessa.
Siamo quindi approdati in una nuova casa, la qui presente.
Ed oggi, con la memoria di quello che anni fa fu, riapprodo
in questa vecchia casa dal panorama immutato: una strada, tipica americana, con
un segnale di attenzione che vuole guidarti, tenerti all’interno della safe
route. E’ stato un po’ questo il ruolo della long road to.
La guardo e mi sembra una strada passata, lontana. Ricordo
di non aver propriamente seguito le indicazioni, di essermi persa nel deserto,
di aver urlato fino a capire che solo i miei orecchi erano in grado di sentire
quelle richieste sventagliate con tanto fragore, in un mare di sabbia rossa che
si alzava, ai bordi della long road.
E poi fu il giorno in cui tornai in pista, in cui tutto
riprese a scorrere in modo più o meno normale, più o meno augurabile.
Proprio in quel momento mi resi conto che ero sola a
viaggiare, non c’era più il passante distratto, ormai lontano con la sua
ammiraglia, non c’era più la compagna viaggiatrice, ormai lontana con la sua
valigia, non c’era più nemmeno il compagno nordico, adesso molto lontano. Tutti
erano ad una distanza diversa, non eravamo più assieme e mi chiesi se non era
forse questo il senso delle cose. Ognuno aveva finalmente trovato il posto
sulla lunga strada e qualcuno, forse, era già addirittura arrivato nella sua
personale destinazione…
Chissà se per me questa è solo una tappa. Ad oggi ho avuto
il coraggio di cambiare strada, di varcare confini geografici e metaforici, ma
sono tornata. Chissà se la mia voglia di continuare ad evadere non sia proprio
la stessa forza naturale che mi trattiene qui. Chissà se il posto che non ho
mai voluto chiamare casa sia proprio il luogo in cui approderò.
Per il momento, nel generale clima di un ingannevole happy
ending, continuo a guidare, curiosa di scoprire se, al di là di questo
orizzonte, esistono nuove tappe.