venerdì 13 settembre 2013

Avrei voluto viaggiare.


Cammino nella mia città anche stamani, non tanto per risparmiare carburante (cosa che poi non è nemmeno così male), ma perché mi piace. 
Non ho Facebook da aggeggiare nel cellulare, prevalente passatempo di tante passeggiate. Lo sto abbandonando lentamente perché gli eccessi fanno male. 
Rifletto, quindi, sulla mia vita passata e quella che vorrei avere in futuro. 
Inizio a credere che di strada ce ne sia ancora da fare e che il tempo ci sia ancora, con le forzature necessarie delle persone che lavorano sodo. 
Ecco che si materializzano, nel percorso stradale fatto di antiche pietre, posti e settimane da prendere. 
Londra, Parigi, gli Stati Uniti, la Cina ad esempio, sono tappe che mi mancano. Vorrei viverle ma a 32 anni pare impossibile starci più di pochi giorni.
E' inesorabilmente tardi.
Devo ringraziare chi, nel fiore dei miei venticinque anni, con la sua banalità e cattiveria mi impedì di partire. Devo ringraziare anche quel bischero di Andrea, che a suo tempo si fece fregare.
Ma in qualche modo devo rimediare. Ne ho una voglia estrema, totale, di vivere qualche nuova esperienza altrove.
Ho lasciato pure il cuore in alcune città, in cui, nonostante le urla di chi voleva vedere solo vetrine e ignorava la necessità di farsi una cultura, devo tornare. 
Devo, appunto, tornare per respirare e vedere cosa mi è mancato.
Guido io stavolta, da inespertissimo viaggiatore, perché la mia capacità di adattamento è sin troppo "Lionistica" ed eccessivamente improntata su inutili necessità.
Non ho mai detto che mi attira pure l'Africa, e tre settimane là mi farebbero bene.. 
Mancano all'appello città italiane, isole italiane.
Vuoti.
E alle volte non mi sento nemmeno amato, ma mi riferisco a me stesso.
Per anni non ho voluto bene ad Andrea. 
Riscontro che la capacità d'adattamento ad ogni situazione di chi ho accanto, rispetto alla mia, è paragonabile alle prestazioni di una Maserati in pista che si scozza con una Pandina a metano, che sono io appunto.
Alle volte credo che il non sentirmi, a tratti, amato come vorrei sia frutto di questa indipendenza eccessiva non mia che non potrò mai sovvertire se non col tempo e con la fiducia che deve nascere e crescere ogni giorno. 
Non riesco a capire alle volte, ogni segno lo interpreto male.
Sgolarmi è inutile ed ottiene l'effetto contrario. 
Probabilmente devo partire e capire. Probabilmente devo vivere quel pezzo di vita durato 5 anni che a causa della mia ansia preventiva e della gabbia in cui mi ero messo non ho vissuto.
Credo che in primis sia opportuno togliermi anche quella cronica abborracciata disorganizzazione che mi caratterizza, che viene mitigata sapientemente da chi lavora con me e per me. 
Credo sia ora di dare una svolta a quel che penso.
Avrei voluto è un condizionale che credo sia opportuno eliminare, in questo percorso di mutazione.
Si trasformerà in un posso. Ne sono certo.

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