martedì 10 settembre 2013

Quel che va stretto


Autostrada A13, 130km/h. E' notte su questa strada che conosco a menadito, prima tappa del lungo viaggio che al termine del fine settimana stupendo mi riporta a casa. Non guido io su questo nastro d'asfalto di 120km, ma sono passeggero della persona che mi sorregge nella vita.
Già, procede veloce questa vita.
E dal confronto nascono cose che non sono stato capace di dire, ovvero che a me dispiace non aver girato il mondo quando potevo, che avrei davvero voluto che la mia apertura mentale si fosse davvero forgiata fuori da questa città con la cinta muraria e il tredicesimo canto del Purgatorio di Dante. 
Già, mi va stretta.
Vedo Modena, con la gente simpatica, le cose da fare e abbrutisco al solo pensiero che in questa campagna che tutti i turisti amano ci sia gente chiusa e un po' di solitudine quando gli amici, quelli veri, hanno sbaraccato da qui cogliendo le loro occasioni.
Ho costruito, qua. Uno studio e una bella attività.
Ma sono confuso, avrei voglia di lasciare questo posto ma non ne ho la capacità, e forse è anche tardi.
Invidio il fratello padovano per il suo coraggio.
Lo invidio ancora.
Invidio la mia metà che ha girato quando poteva e si è stabilita altrove, ed ha fatto pure bene.
Invidio chi sa stare al passo coi tempi.
Ci proverò, anche se è tardi.
La responsabilità del mio nichilismo nell'andar via risiede probabilmente nelle persone che ho avuto accanto e nel tentativo eccessivo di crearmi qui, a casa, una possibilità redditiva di vivere dignitosamente.
Non avevo tenuto conto di qualche fattore, a suo tempo, e nello specifico dell'amore a distanza, quello che una solta volta nella vita, ovvero questa, ti farebbe muovere le montagne, e trasferire altrove.
Ma senza l'aiuto di nessuno non è possibile.
E allora come fare? Passo il tempo a studiare soluzioni ma nessuna pare soddisfacente.
Nel frattempo, ho voglia di cominciare a viaggiare sul serio. Ma non da solo.

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