lunedì 23 settembre 2013

Fiato corto (spin off, poi risparisco).



Conosco un paio di coppie che funzionano. Ma funzionano sul serio, nel senso che vedi due persone felici, che condividono tutto, dalle preoccupazioni per il conto in banca al tovagliolo a tavola, pur mantenendo le rispettive identità, amicizie, passioni. Sono persone che vedi felici anche quando l'altro non c'è, perché sono risolte e piene anche nei giorni d'assenza. Persone che si amano e che ridono molto, che vivono una vita insieme continuando a tifare l'uno per la vita dell'altro. Che non si sentono monche se l'altro non c'è, ma con un braccio in più se l'altro c'è. Io la felicità l'ho vista li'. Il resto, ossessioni, ansie, struggimenti, sono robe che hanno a che fare con l'affanno. E l'amore felice non s'affanna. L'amore felice respira lentamente, a pieni polmoni. Avrei dovuto capirlo, quando mi credevo felice col fiato corto.
Ecco, cito Selvaggia Lucarelli che sulla carta ha pienamente ragione. Ha ragione perché in ogni coppia  anche il singolo deve mantenere la propria indivdualità.
Nella vita sono sempre stato affannato nei rapporti d'amore. Forse perché ho dato tutto.
Tuttavia, a mio parere, c'è una ragione ben precisa. Venvo (e a tratti vengo ancor oggi) pervaso da un eccessivo senso di inadeguatezza. A tratti alterno una eccessiva autostima che è SOLO una trincea per nascondere il fatto che proprio la valutazione che ho di Andrea è pari a zero.
Non so il motivo per cui avviene questo, e per cui ho una costante necessità di essere tranquillizzato. 
Conosco le esigenze di chi ho accanto e, nonostante le sappia bene, alle volte perdo il controllo. O forse non l'ho mai avuto.
Provo a rimettere le cose a posto ogni volta. Mi affanno, in modo allucinante, per contemperare gli interessi della voglia di silenzio altrui e quello che passa, a velocità aeronautica nella mia povera testa che sono i seguenti: "Non sono adeguato", "Sono brutto", "Non la faccio ridere abbastanza", "Non è felice".
Me ne accorgo e non sono il solo, che magari tutto questo in parte non è vero.
La naturalezza è l'imperativo. Forse è più facile di quanto si pensi. 
Ma io sono un tipo avvolto da mostri.Cerco di allontanarli in ogni modo e ora sono meno pesanti, cattivi e ingombranti.
Sbaglio a chiedere conferme continue, comprensione, aiuto quando non è necessario e posso farcela da solo. 
Per dirla con un altro signore famoso:
Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo. Credo di conoscere abbastanza bene i miei "mostri", mi fanno compagnia da tanto tempo.
Sul quaderno blu, in cui devo annotare gli stati di ansia, avrò qualcosa da scrivere stavolta.

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