Conosco un paio di coppie
che funzionano. Ma funzionano sul serio, nel senso che vedi due persone
felici, che condividono tutto, dalle preoccupazioni per il conto in
banca al tovagliolo a tavola, pur mantenendo le rispettive identità,
amicizie, passioni. Sono persone che vedi felici anche quando l'altro
non c'è, perché sono risolte e piene anche nei giorni d'assenza. Persone
che si amano e che ridono molto, che
vivono una vita insieme continuando a tifare l'uno per la vita
dell'altro. Che non si sentono monche se l'altro non c'è, ma con un
braccio in più se l'altro c'è. Io la felicità l'ho vista li'. Il resto,
ossessioni, ansie, struggimenti, sono robe che hanno a che fare con
l'affanno. E l'amore felice non s'affanna. L'amore felice respira
lentamente, a pieni polmoni. Avrei dovuto capirlo, quando mi credevo
felice col fiato corto.
Ecco, cito Selvaggia Lucarelli che sulla carta ha pienamente ragione. Ha ragione perché in ogni coppia anche il singolo deve mantenere la propria indivdualità.
Nella vita sono sempre stato affannato nei rapporti d'amore. Forse perché ho dato tutto.
Tuttavia, a mio parere, c'è una ragione ben precisa. Venvo (e a tratti vengo ancor oggi) pervaso da un eccessivo senso di inadeguatezza. A tratti alterno una eccessiva autostima che è SOLO una trincea per nascondere il fatto che proprio la valutazione che ho di Andrea è pari a zero.
Non so il motivo per cui avviene questo, e per cui ho una costante necessità di essere tranquillizzato.
Non so il motivo per cui avviene questo, e per cui ho una costante necessità di essere tranquillizzato.
Conosco le esigenze di chi ho accanto e, nonostante le sappia bene, alle volte perdo il controllo. O forse non l'ho mai avuto.
Provo a rimettere le cose a posto ogni volta. Mi affanno, in modo allucinante, per contemperare gli interessi della voglia di silenzio altrui e quello che passa, a velocità aeronautica nella mia povera testa che sono i seguenti: "Non sono adeguato", "Sono brutto", "Non la faccio ridere abbastanza", "Non è felice".
Provo a rimettere le cose a posto ogni volta. Mi affanno, in modo allucinante, per contemperare gli interessi della voglia di silenzio altrui e quello che passa, a velocità aeronautica nella mia povera testa che sono i seguenti: "Non sono adeguato", "Sono brutto", "Non la faccio ridere abbastanza", "Non è felice".
Me ne accorgo e non sono il solo, che magari tutto questo in parte non è vero.
La naturalezza è l'imperativo. Forse è più facile di quanto si pensi.
Ma io sono un tipo avvolto da mostri.Cerco di allontanarli in ogni modo e ora sono meno pesanti, cattivi e ingombranti.
Sbaglio a chiedere conferme continue, comprensione, aiuto quando non è necessario e posso farcela da solo.
Per dirla con un altro signore famoso:
Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo. Credo di conoscere abbastanza bene i miei "mostri", mi fanno compagnia da tanto tempo.
Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo. Credo di conoscere abbastanza bene i miei "mostri", mi fanno compagnia da tanto tempo.
Sul quaderno blu, in cui devo annotare gli stati di ansia, avrò qualcosa da scrivere stavolta.
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