Che fare quando il peso delle cose da fare copre fino a schiacciare anche le piccole cose fatte durante la giornata? ...quando ti rendi conto di non aver neanche più voglia di trovar compagnia perché senti che stai buttando via ogni singolo minuto della tua vita? ...solo perché, dovendo rendere conto a qualcuno di ciò che faccio (o sentendomi di doverlo fare), mi sento sempre inadeguato e pronto a deludere chi mi ha dato fiducia, come già successo tante volte...
Questi ed altri pensieri inondavano la mie mente nei giorni precedenti un weekend in cui sentivo il peso di una solitudine cercata anche contro una spinta interiore, mosso da un assurdo quanto forte ed incontrollabile spirito di libertà; quella libertà che, nei primi di gennaio di tre anni fa, mi ha portato da solo in cima allo Snjerak, ad una temperatura percepita probabilmente inferiore ai -30°, ammirando quello spicchio di sole che per pochissimi minuti si è rivelato all'orizzonte, pensando, una delle pochissime volte (e nuovamente in cima ad una montagna), di essere nel posto giusto al momento giusto.
Quant'è difficile sentirsi liberi? E cosa vuol dire? Paradossalmente, quando penso di scappare da tutto e tutti, non penso di andare in chissà quale tempio buddista (oddio... non che sarebbe una brutta cosa...) del Nepal, ma a lavorare in un bar del Tennessee, nelle apparentemente inutili terre cantate dal Country e invase da quella musica. Forse perché la mia libertà la percepisco anche come libertà di non essere nessuno e di credere che la felicità si possa raggiungere; che non sia una ricerca vana ed infinita, ma che stia nell'essere soddisfatti di sé stessi, non dovendo raggiungere chissà quali risultati, ma nell'arrivare a sera e andare a letto con un sorriso, come non mi capita da parecchio tempo ormai.
Forse per questo cerco di trarre giovamento interiore dalla felicità altrui, non invidiando chi sorride compiaciuto per un risultato raggiunto, ma anzi, sentendomi compiaciuto insieme a loro, per riuscire a provare dentro di me, forse in parte egoisticamente, un po' di quella felicità e soddisfazione che in questo periodo della mia vita non sembro riuscire ad avere.
Ieri sera, dopo parecchio tempo, ho fatto il passeggero; ovviamente il guidatore era uno di quei pochissimi amici a cui so di tenere molto senza forse averglielo mai detto; una cosa però curiosa del viaggio di ieri è che, nonostante la méta molto particolare (unica tappa italiana di un particolare quanto probabilmente singolare tour di reunion degli ormai pochi Toto originali rimasti), una delle cose che più mi è rimasta in testa di ieri sono quei minuti passati al buio sul sedile posteriore ad osservare l'alone della luna apparire e scomparire dietro le nuvole; in silenzio. Silenzio forse per la bocca, ma non per le orecchie, gli occhi ed il cuore, eivdentemente impegnati. in quei momenti, a fantasticare sogni di cui non sapevo capacitarmi.
Forse per questo cerco di trarre giovamento interiore dalla felicità altrui, non invidiando chi sorride compiaciuto per un risultato raggiunto, ma anzi, sentendomi compiaciuto insieme a loro, per riuscire a provare dentro di me, forse in parte egoisticamente, un po' di quella felicità e soddisfazione che in questo periodo della mia vita non sembro riuscire ad avere.
Ieri sera, dopo parecchio tempo, ho fatto il passeggero; ovviamente il guidatore era uno di quei pochissimi amici a cui so di tenere molto senza forse averglielo mai detto; una cosa però curiosa del viaggio di ieri è che, nonostante la méta molto particolare (unica tappa italiana di un particolare quanto probabilmente singolare tour di reunion degli ormai pochi Toto originali rimasti), una delle cose che più mi è rimasta in testa di ieri sono quei minuti passati al buio sul sedile posteriore ad osservare l'alone della luna apparire e scomparire dietro le nuvole; in silenzio. Silenzio forse per la bocca, ma non per le orecchie, gli occhi ed il cuore, eivdentemente impegnati. in quei momenti, a fantasticare sogni di cui non sapevo capacitarmi.
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