mercoledì 6 luglio 2011

Vecchie fiamme: le nostre amate ex-compagne di viaggio.

Oggi vorrei attirare la VS attenzione su di un altro argomento, parlandovi delle nostre vetture precedenti: amate, odiate, rimpiante, cedute a causa di problemi meccanici contro la nostra volontà e via discorrendo. Quel che resta è la memoria; può sembrare assurdo ma per quanto oggetto inanimato l’automobile, rappresenta un qualcosa che va al di là della semplice utilità, un qualcosa di personale paragonabile ad un’estensione della nostra personalità, pensateci bene:

in questa società dominata oramai dal consumismo che detta un rigore di vita sempre più frenetico, l’automobile diventa un qualcosa di essenziale, privandoci di essa incontreremmo non poche difficoltà, sia in ambito professionale che privato.

Sorvolando sul tema dell’utilità, è chiaro che il mercato (ricco di alternative) ci consente di effettuare delle scelte: si può optare per un’auto in quanto spaziosa ed incline alla nostra professione, oppure per un tipo di veicolo che ci permetta di “macinare” strade lunghe e trafficate, e in molti casi la nostra scelta può coincidere semplicemente con il nostro gusto estetico (non trascurando la funzione del mezzo).

Per certi versi il mezzo che portiamo, potrebbe dirci qualcosa sulla nostra personalità, far trapelare caratteri ambiziosi, calcolatori, passionali, eleganti, pigri, brillanti ecc.

Qualcuno potrebbe obbiettare alterando un vecchio detto: “non siamo quello che guidiamo”, quel che è certo e che rappresenta senza ombra di dubbio una costante è il fatto che il modello di famiglia attuale necessita di almeno un mezzo di trasporto privato.

Affezionarsi ad una vettura può sembrare una cosa infantile in quanto indice di profonda immaturità, ma questo fattore viene spesso riscontrato nella stragrande maggioranza degli automobilisti, o perlomeno in tutti coloro che per qualsiasi fine o dovere, sono “costretti” ad usufruire delle quattro ruote per lunghi tempi.

Leggendo i vostri BLOG ho preso coscienza del fatto di non essere una mosca bianca, appare evidente che ognuno di voi, chi in un modo e chi in un altro, mostra una forma di affetto nei confronti del proprio mezzo.

Per i motivi sopra elencati, vorrei introdurre una mia vecchia fiamma, un auto con cui ho condiviso un bel po’ di Km, che mi ha portato a spasso facendomi emozionare, piangere, annoiare e divertire, a seconda delle mete e dei contesti in cui mi ha sempre, fedelmente accompagnato.

Vecchie fiamme: MG ZR-160

Sono lieto di presentarvi una mia vecchia compagna di viaggio, si tratta di una MG, di un modello che esce dai noti canoni britannici e che ha avuto il pregio di avvicinarsi ad un pubblico giovane, senza pretese eccessive in termini economici dettati dal prestigio del marchio, ma mantenendo invariato quel carattere pungente di cui quest’ultimo è noto.

ZR era una “tipa” decisamente vanitosa, amava farsi notare con quella sua linea appariscente più “cattiva” che elegante, e con il classico “rombettino” da sportiva inglese.

Il quadro lineare, i sedili in pelle bicolore ed una buona abitabilità, mettevano subito a suo agio ogni potenziale guidatore. Girata la chiave ed avviato il motore, le cose cambiavano:


“nervosetta”, ZR era munita di un propulsore MG da 1.8 litri 16 valvole aspirato, in grado di erogare 160CV a 7.000 GM; considerando il peso sorprendentemente contenuto (930 Kg a vuoto) la vettura era in grado di accelerare da 0-100 Km\h in appena 7.1 sec, raggiungendo oltre i 210 Km\h di velocità massima.

La “creatura” di casa Rover aveva un’impostazione di guida totalmente rallystica, “amava” tirare verso l’ingresso dei tornanti con brusche accelerazioni, scaricate delle imponenti ruote anteriori. Per questo motivo è facile immaginare che ZR non fosse molto elastica, spesso la guida risultava snervante se incatenata nel traffico quotidiano, ma estremamente divertente se la via si mostrava libera all’orizzonte.

Sovrastata dagli allunghi di un “Compressor” sul lungo dritto, ella seppe vendicarsi svincolandosi in tortuosi tornanti, imprimendo lo stupore sul volto del tizio che gli chiese strada, e lasciandogli cadere dalle mani l’immancabile telefono cellulare, mentre con l’altra mano era impegnato a “sfanalare”.

Ma il mero divertimento non era di certo il suo unico pregio, ZR ti portava sempre a destinazione, con quattro comodi posti progettati sulla base di un’ergonometria da adulto (e non da nano, come spesso si constata in molte compatte). A questo si somma un vano bagagli generoso, che ti permetteva di non pianificare cosa lasciare a casa, limitando le rinunce (questo vale generalmente per i soggetti maschi).

Alla fine, la mia povera compagna di viaggio si ammalò: un problema alla guarnizione del motore aggravata da una perdita di olio sconosciuta, ne compromise la salute, e la dubbia situazione della casa automobilistica non ne garantiva le cure necessarie a rimetterla in forze.

Decisi quindi a malincuore di cederla, considerando anche le mie condizioni economiche dell’epoca, che non mi avrebbero permesso di metterci le mani ogni qualvolta si presentava un problema.

In ogni caso la mia bella è attualmente in buone mani, l’acquirente (un privato) aveva un’ampia esperienza sul mezzo (anche in ambito corsaiolo) e gli strumenti adeguati per rimetterla un pista.

Quindi, saluterò il mio bel gioiellino ogni volta che lo vedrò sfrecciare, con quel sentimento nostalgico nel cuore.

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