lunedì 18 luglio 2011

Crederci e arrivare

SS1, Variante Aurelia, 235km/h. Sì, avete capito bene. 235km/h, il motore urla, quasi disperato, oltre 6000giri, il consumo medio si aggira sui 5km/l, quasi da Maserati. La piccola Mito percorre la superstrada a velocità pressoché aeronautica. Dopo le modifiche, "mura" a 240km/h, che per una piccola sono parecchini oggettivamente.
Comunque, Silvia accanto a me guarda il panorama che le scorre velocissimo accanto. Velocissimo per davvero. Silvia è interessantissima, una delle donne più interessanti che conosco. Una che ai suoi obiettivi in fondo ci arriva. Una che ascolta e osserva ma non si fa notare. Una che, se volesse, rigirerebbe gli sbandieratori come me come calzini, ma non lo fa perché è dotata di una rara prerogativa: la morale.
E allora è qui, a subire 235km/h del "principe azzurro (sbiadito) su cavallo rosso Alfa". Ma c'è un motivo. Alle 20:50 abbiamo la nave. Abbiamo fatto 42km di coda, la FI-PI-LI a 100km/h. Dovevamo partire da Colle e invece siamo partiti da Firenze. Ecco, ce la stiamo facendo, forse. Abbiamo l'alternativa pronta, in effetti. Gli altri traghettano la macchina, noi prendiamo un aliscafino dopo. Ma stiamo lottando quando ogni speranza appare perduta, ci affidiamo alla cavalleria della "donna sbagliata", ora con 192 puledri che galoppano. Dynamic dentro, scalata tattica di quinta che imparai al ritorno da Asti (grazie Anna Laura).
Stavamo perdendo la nave. Quella che ci portava in un fine settimana con altri amici. Mi sono generato un'alternativa in caso di intoppi, è vero. Ma ci sto credendo fino in fondo, ci STIAMO credendo fino in fondo ad arrivare. SS1, tratto San Vincenzo-Venturina, 240km/h: la bestia sobbalza un po', giustamente, ma anche lei è ansiosa di arrivare.
Tratto Venturina-Piombino, cartello di lato "limite 50", 200km/h. Inizio a frenare e a tentare di arrivare davvero alla nave.
Parcheggio. Nave. Ce l'abbiamo fatta. Io e Silvia ce l'abbiamo fatta. La Lancia stavolta avrebbe fallito, anche se avrebbe vinto su mille altri fronti.
Ho imparato un'altra lezione: nelle cose dobbiamo crederci fino in fondo. C'ho creduto, ho tirato come un dannato, ho dato tutto me stesso, ma alla fine ce l'ho fatta.
Così come in amore dovrebbe sempre essere: crederci e lottare fino in fondo. E stavolta non mi sono sdato. Ho fatto la cosa che so fare meglio: guidare. Correre per vincere, mettendo dietro tutti ed arrivando alla nave quando tutto sembrava irrimediabilmente perduto. Livorno-Piombino, oltre 200km/h. 185 di media. Pazzi, vero? Silvia mi lancia uno sguardo complice e sorride. Ce l'abbiamo fatta e tutti andiamo al mare, con le nostre speranze di cuori spezzati, ferite sanguinanti, amori ormai svaniti e col carico di tristezza che tentiamo di cacciare.
Mi sento in balia della corrente, di un rollio improvviso, di un'ondata non vista. Questo Silvia, accanto a me, non lo sa. Non lo sa Federico e non lo sa Angela. Non sanno che dentro di me c'è una forza inaspettata che mi fa venire stranissime idee malsane. Guardo la schiuma fatta dall'elica della nave. Lasciamo Piombino. Vado a prua e inizio a ricordare dove ero l'anno scorso a quell'ora. Avevo prenotato un albergo. Già, un albergo sulla Baia Blu, lato Golfo dei Poeti. C'erano bastoni tra le ruote, quello sì. C'era l'invincibilità. Ora ho tanta fragilità, e un silenzio che non riesco a riempire, che urla dentro di me, che nessuna maschera da indistruttibile può fermare. Nessuno può fermare questa lacrima, quando mi concedo il momento introspettivo a prua. Nessuno sa quanto carattere sto dimostrando a reggere tutto questo, a sentirmi dare del fallito quando penso che non lo sia, quando tento di contrastare la mia immaturità, il mio bisogno di conferme che, adesso, nessuno mi dà più, oppure che rifiuto da chi vuole darmelo....
No, devo smettere davvero di piangere. In fondo gli obiettivi si raggiungono, come il traghetto. Oppure, c'è sempre una nave dopo. Ma vale la pena di aver comunque tentato. Vale sempre la pena. Stavolta sono arrivato in fondo. Per primo. Velocissimo ma non inconcludente.

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