Per carità, il "lavoro di sviluppo" è stato fatto come si deve. Adesso quest'aggeggio ha 163cv, un turbo che fischia come un 707 al decollo (che tempi, che aviazione), uno sterzo direttissimo.
Phil Collins, redivivo in me con tanto di Genesis al traino, ci racconta che non riesce più a smettere di amare una fortunata che non lo vuole, o per lo meno lo vuole solo per un effimero momento, ma non vuole smettere. Che bello credere nell'amore!
Gli amici chiacchierano e rispondo, come fosse un gesto automatico, come fossero parole di fondo e il resto della mia mente fosse concentrata su questo flusso di coscienza.
Cartelli "Siena/Grosseto", si avvicina la strada di casa.
Via, in salita, mentre il mio piede sinistro ha di nuovo una frizione da premere, una sesta da mettere, e le mie orecchie, i miei sensi, sono permeati da un "rumore di strada da fare", di strada estiva, di nuovo.
Quello che mi rammarica è che ancora non c'è stata la sensazione di "pianto liberatorio".
Mi vengono in mente le fasi intermedie di una gara automobilistica. Una volta iniziata, sembra quasi che a metà gli equilibri siano posti. Ma non è così. Magari il leader rimane leader, ma nel gruppetto "di mezzo", tutti si rimpastano.
Ci sono i velocissimi ma inconcludenti che, come me, si buttano nella traiettoria interna, e tentano di approfittare delle situazioni ma poi sbattono o si girano perché vogliono strafare. Ci sono quelli freddi e calcolatori (categoria che non mi è mai stata così simpatica) che stanno nel mezzo ad attendere ma comunque "anche quando non fanno niente fanno qualcosa".
Ci sono quelli conservativi che nel traffico non sbattono ma qualche posizione la perdono, ma maturano la coscienza del risultato, e quindi arrivano in fondo. Non si sa dove, ma comunque in fondo ci arrivano.
Così è la vita. O per lo meno la mia. E' una fase intermedia, una fase di cambiamento in cui ancora non ti rendi conto qual è la strategia da attuare.
Pensieri. Scappare, isolarsi, tentare di stare soli o cercare disperatamente qualcuno che condivida questo percorso? Forse tutte e due sono le alternative.
Forse sono passaggi obbligati. Forse non mi sono mai isolato per ascoltare me stesso, ma solo le esigenze delle altre persone.
E' tempo di cambiare. E' tempo di farla questa rivoluzione, penso mentre sono fermo sul sedile di sinistra nella rampa del garage. Non voglio più piangere, adesso.
Non voglio forzare i tempi. Stavolta, in fondo alla gara, voglio arrivarci.
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