giovedì 29 settembre 2011

Secondi piloti e zavorre

Partenza imminente. Questo è l'imperativo che risuona, da giorni, tra le pareti del cranio attaccato al mio collo.
Tuttavia, in questo periodo ci sono cose che non so come affrontare.
Non so come dire "no" a una festa, quasi fosse una obbligazione naturale che devo adempiere, non so come dire "sì" a chi vuol partire con me.
Sono confuso, moltissimo, in questo interludio tra la fine della calda e secca estate e l'inizio dell'autunno. Sono confuso perché la dura, durissima scelta di vita che obbligatoriamente che ondeggia pericolosamente verso la voglia di libertà assoluta, ma a tratti viene rispedita indietro dalla voglia di qualcuno accanto, di una storia seria, di trovare a tutti i costi l'amore e di non stare solo, sacrificando il tutto sull'altare delle emozioni che non vivrei.
Alle volte sbaglio obiettivo, anzi, il più delle volte mi pongo come colui che potrebbe dare tutto ma non è in grado di dare nulla.
Ecco, sono confuso. E' svanita ogni nebbia di innamoramento, adesso. E da un lato, tutto ciò è da considerarsi positivo perché aiuta a ragionare. Dall'altro però è una presa di coscienza che devo darmi da fare perché il tempo sta per scadere.
Oggi, la lancetta è nella zona della libertà all'ennesima potenza. E non penso più al passato.
Penso a quello che sarà, per un periodo, il deserto da affrontare, per poi, chissà, magari trovare davvero il secondo pilota.
Amo la guida, ma questo lo sanno tutti. Quello che pochi sanno è che non amo per niente viaggiare da solo. Fare chilometri di strada senza parlare, senza dividere un percorso, fa male.
Il secondo pilota è, infatti, sempre necessario. Senza, il viaggio non è piacevole.
Sono esigente, sulle prime, come sempre, nelle caratteristiche di un secondo pilota. I due piloti devono essere due prime guide alla pari: devono essere complici, sapere che possono contare l'uno sull'altro, sul fatto che quando uno è stanco l'altra persona prende il volante e lo porta a destinazione.
La divisione dei compiti è fondamentale. Col tempo, prima, mi ero accontentato di zavorre, per il quieto vivere, senza dire"ehi, guida". Zavorrine che non guidavano, che non supportavano né guardavano avanti tre macchine, ma anzi distraevano con mille problemi.
Il percorso diventava ansioso e accidentato, duro, difficile, anche se la strada era larga.
Adesso so cosa voglio: un secondo pilota bravo, veloce, che sappia guidare, che non abbia paura a dire "sono stanco", e a cedere il volante, che sia disponibile a dividere un percorso. Nella vita.
Ho bisogno di un secondo pilota nella vita. Ho bisogno di un vero secondo pilota, come mai ho avuto sinora.
E sono pronto, per ciò che verrà.

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