sabato 10 settembre 2011

Giving up trying


SS223, fine novembre, giornata fredda, freddissima. Ricordo tutto, ogni singolo passaggio. Pareva un giorno come un altro ma scrissi: "....Strada Statale 223. Non ci passavo da tempo. Troppo tempo. E il mio cuore fatica a contenere l'esuberanza dei suoi battiti. Le mie braccia e la mia testa fanno fatica a loro volta a tenere sotto controllo 155cv, 2 turbine e tanta voglia di arrivare prima. Non darò noia a nessuno, lo prometto. E allora, visto il largo anticipo e le condizioni meteo abbastanza bruttocce, mantengo 110km/h. La macchina scorre benissimo. Non è quella dell'ultima volta, lei. Lei ci passa per la prima volta. Anche la Mi.To. vorrebbe fosse la prima di una lunga serie. Lo vuole la Mi.To. e lo vuole il pilota. Troppe volte sono partito carico di speranze. Troppe volte sono partito carico di illusioni. Troppe volte ho sbagliato. Ma stavolta, pur cosciente che devo mantenermi semidistaccato, rifletto su quello che dovrebbe succedere. Dico a me stesso, stavolta con ragione, che troppe volte il mio treno è partito davvero carico di speranze e troppe volte lo stesso treno è arrivato vuoto al capolinea. Vorrei che stavolta non fosse così. E il ritorno pensieroso e sorridente sulla stessa SS. 223, col rientro della domenica sera. Condizioni meteo proibitive. Sorpassate voi. Io non lo faccio. Arrivo al capolinea 10 minuti dopo con i miei pensieri. E col mio carico di speranze...".
Era quello che scriveva una persona, appunto, carica di speranze. Il treno, quella volta, non arrivò vuoto al capolinea: le speranze ripartirono, tutto ricominciò in modo stupendo. Però non posso negare che più volte quello stesso treno andava a singhiozzo, successivamente.
Alla fine il treno arrivò, vuoto al finale. Pareva una "sosta di manutenzione" ma non lo era.
Fu il primo tentativo di riprendermi quello che era mio.
Dopo l'arrivo al capolinea rimasi a guardare, se fuori da quella porta c'erano quegli occhi così uguali ai miei, quel sorriso, quel carico di scuse e quella voglia di riprendere a sognare.
Non c'era. O forse non ha mai avuto il coraggio di rischiare di nuovo.
E allora il trenino è ripartito, pressoché immediatamente: si è infilato nelle stazioni più piccole quando non ne era predisposto. Non si è mai fermato.
E' un treno a lunga percorrenza che non può fare da treno locale.
Correva, correva, correva. Ora si è fermato. A sei mesi di distanza: dopo aver capito che la meta è chiara. Che il treno di lì, forse, ci ripasserà. Ma è ancora presto, molto presto.
E allora, riparto da me. Riparto dalla musica, come in ogni personalissimo restart.
Dimostrerò a chi se lo merita che si potrà fidare. Con tutto me stesso. Ora basta giocare ad avere 18 anni.

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