mercoledì 21 settembre 2011

Frecce all'arco

L'altoparlante annunciò che il treno per Verona sarebbe arrivato di lì a brevissimo sul binario 9. L'ETR col muso grigio con le fascette rosse arrivò al binario. Una fiumara di gente si involò, come una massa di automi, verso il treno che prima di 12 minuti non sarebbe partito.
Ci soffermammo a guardare come tutti sciamavano, in quell'infinitesimo di fermo immagine, come pecoroni, verso le porte del Pendolino. Io aggeggiavo come un bambino di due anni con la calza della befana che mi era appena stata regalata. Era il 6 gennaio, in effetti, e come tutti i bambini bravi, a 29 anni ricevetti la mia calza della befana, strascicata 160km fino a Santa Maria Novella.
C'era freddo quella mattina. La neve era sempre ai lati della superstrada, visibilmente annerita, dal 17 dicembre, quando rimasi bloccato in ufficio e mi toccò farmi a piedi metà Città perché nemmeno il bus con le catene riusciva a salire la Via Nova, allora aperta in tutta la maestosità dello scenario del castello di Colle che si estende per chilometri sulla destra, mentre scendi verso Piano, verso Poggibonsi, verso una specie di mondo civilizzato che non è più fatto di colline verdi.
Comunque, in quella fredda giornata il treno partì e lisciamente ci cullò fino a Verona, senza nemmeno mettere alla prova il famoso assetto variabile di cui è dotato.
E la vacanza partì, anche con punte comiche ed esilaranti di due persone complici.
Tutto proseguì, fino al viaggio di ritorno.
Quando guardo un ETR 485 (non lo chiamo Frecciargento) passare, lontano, penso sempre a quel viaggio a Verona, Garda, ecc.
Adesso la mia macchina, silenziosa come sempre, mi ricorda che certi treni non ripassano.
E' vero. Non ripassano.
There's no reply at all dei Genesis affolla l'angusto abitacolo della Mito, diretta imperturbabilmente verso il cliente che sta dopo Casetta, oltre Taverne d'Arbia. Questo tratto è ancora SS223, nonostante a Siena nord si giri a sinistra verso Arezzo e Perugia. Tratto atipico, lo chiamo io, perché circonvalla Siena e non va verso Grosseto.
Strada lunga, come quella che è dentro di noi. Che è dietro, e soprattutto davanti, anche quadno siamo fermi con le 4 frecce, il nostro navigatore è impazzito, Nei percorsi ci si evolve, si pensa di essere usciti dai tunnel.
Per un attimo, ma anche di più, recentemente, col mare che scorreva sotto la terrazza Mascagni, mi sono sentito felice, libero da ogni peso, non più stanco, mosso da qualcosa che ti fa sentire nuovamente vivo.
Il Pendolino è passato, in quel momento, 300m più indietro dalla terrazza. Non ho detto niente quando ho sentito il suo inconfondibile rumore di treno veloce.
Ero troppo sopraffatto dal non volerci salire. Ero troppo sopraffatto da un alone di positività e di naturalezza che mi circondava sin troppo.
Una positività che dura. E' possibile vivere e cambiare, e impostare la propria crociera sulla via giusta.
Troppe bugie. Ho mentito a me stesso per anni. E forse anche nel biennio 2010/2011.
Al ritorno il telefono muto non pesa. Il silenzio era riempito da parole, gesti, contatti, vicinanza.
Nessuna chiamata. Nessuna risposta ai messaggi. Nessuna voce. No reply at all.
Ma voglio credere che tutto questo non pesi, per adesso. Per un altro minuto ancora non sentirò il bisogno di riempirlo, quel silenzio.
Poi, si vedrà.

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