lunedì 3 dicembre 2012

A Fuocolento. Wish you were here.


Autostrada A1, 110km/h. Il solito pullman della SENA, che all'andata ho disertato in favore di una ben più fastosa carrozza Cinema di Italo, procede verso casa. Arrivo previsto alle 22:40. 
Reduce da un fine settimana in cui gli amici fraterni, quelli veri, di sempre e acquisiti, ti fanno sentire vivo, mettono in luce le tue migliori caratteristiche, non posso che sorridere adesso.
Questo pullman ha la fama di favorire l'introspezione, di ritorno da weekend romani/milanesi. Il buio, la velocità, l'Appennino a cui sono profondissimamente legato, fanno il resto.
Dipende dai periodi, ma la tipologia dei pensieri che favorisce è quella buona, adesso.
Il pullman procede e mi ritrovo davvero davanti a Modena, Bologna e altre città che scorrono come puntini alla mia destra e sinistra.
Non importa: su questo pullman si ha la sensazione di salvezza, di ritorno a casa.
E' stato un fine settimana di quelli di svolta: il secondo nella vita, che mi ha fattocapire che davvero devo disancorarmi da un relitto affiorante.
Tanto il rimorchiatore (nello specifico io), può trainare quanto vuole, se la nave non accende i motori non si arriva a nulla (autocit.). E tu non li hai voluti accendere, quando il mare non era più mosso.
Ma questa è un'altra storia.

Il ricordo che mi assale sul pullman dell'introspezione, e lo fa prepotentemente, furiosamente, è quello che si verificò precisamente un anno fa da oggi. 3 dicembre 2011: un ricordo bello, bellissimo.
Magari non ricordi nemmeno che oggi sarebbe teoricamente il nostro anniversario.
Non lo descrivo pienamente quanto avvenne quel giorno, in fondo è roba nostra e solo nostra.
Dirò solo che nella mia anima, per tutta la vita, rimarranno impresse la birra scura da 13 gradi ad alta gradazione, il ristorante Fuocolento, gli occhi che avevo accanto, i 160km/h nella Statale 16 e il "...per cortesia facciamo 160..."; lo sguardo di chi sa che sta nascendo qualcosa; il bacio che dirime ogni controversia e ti dice "ce l'hai fatta"; la canzone We found love in the hopeless place; il nebbioso rientro.
Ma soprattutto non scorderò mai, e dico mai, la sensazione del tutto immediata di avere un cuore solo, un anima sola, un corpo solo, pur essendo in 2. Ricordo quella strana parola: felicità. Quella parola che cerchiamo, con corrispondenti sensazioni precise, con sintomi strani, che trasforma gli inerti in lottatori, le rumorose macchine da rally in silenziose passiste autostradali, tramuta i piloti in bravi autisti, fa prendere i treni a chi non li ha mai presi per le lunghe percorrenze, ma soprattutto fa capire che vale la pena di vivere per qualcuno.
Eh già.
Siamo alla resa dei conti, nel nostro anniversario, del tutto presunto e inesistente. Purtroppo.
Non ribadisco che di strada ne avremmo potuta fare.
Mi chiedo solo cosa rimane un anno dopo di quel momento, e di tutto ciò che per il quasi completo anno successivo è stato.

Rimane una serie di stupendi ricordi da custodire, una lezione imparata, e un carico di errori da non rifare, un sonno ricostruito e una vita essenzialmente di merda. Sono consapevole di non essere riuscito ad amarti per come sei, in effetti.
Perché io lo so bene che in un'altra situazione avremmo potuto vincere e convincere, arrivare in quel postaccio malefico insieme che si chiama fine dei nostri giorni.
Ma la realtà è diversa.
Rimane la mia paura di cercarti, di vivere di nuovo, di essere molesto. Rimane quel muro che mi hai costruito, anima e corpo, che rifiuta ogni minima idea di felicità al fianco del sottoscritto e non ti fa dire le cose che realmente pensi.
Forse in te rimane la sensazione che siamo diversi, incompatibili, una battaglia cuore contro cervello che inevitabilmente il secondo ha vinto tempo fa. Ma non importa, non è niente adesso.
Però in questo giorno non posso fare a meno di ricordare cosa successe e cosa avrei davvero voluto che si concretizzasse in quella vita sperata.
Cosa vorrei ora?
Sicuramente che quei muri si abbattessero in modo naturale, ma basterebbe solo volerlo.
E un nuovo fuocolento.

Chiamatemi irresponsabile, ma io ti amo ancora. Forse più di prima. 
E tu non sei qui.

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