venerdì 30 novembre 2012

Guerra di logoramento


Via Cassia Nord, 100km/h.Si guarda avanti, perché piove, e la strada anche oggi è lunga. E domani ancora di più a dire il vero. 400km mi aspettano ma saranno km sereni, per un'avventura rimandata da troppo tempo. Ah, grazie per l'invito, fratelli e sorelle ivi presenti.
Guardo fuori e si estende la campagna toscana, con le cime tempestose ove il nero delle nuvole riversa tutta la sua forza e cattiveria.
Wuthering Heights, cara Emily Bronte, le abbiamo noi.
Non importa, si arriva a destinazione, all'effimera destinazione giornaliera e si vive quel che il mondo ha da offrirci.
Si va avanti. Nel lavoro, sicuramente. In altro ho i miei dubbi, a dire il vero.
Mi manca ancora la consapevolezza che davanti a me, in questa vita che è divenuta tabula rasa, c'è qualcosa che mi aspetta al varco.
Guardo indietro, in quello specchietto retrovisore strano che è la mente.
I ricordi, pure quelli vicini, spesso sono offuscati, alle volte, dall'amore, da quella forma di malattia che è la gelosia, da quella forte voglia di riscatto e di recupero che porta a diventare lottatori quando non lo si è mai stati e a cambiare.
Ma ora no: passa il tempo, e l'amore rimane indiscutibilmente.
Ma è diverso, più pulito, meno malato. Non so come mai, analizzo a mente quasi fredda gli ultimi episodi della nostra vita insieme.
Rabbia, dolore, urla. Eccessi.
Miei, principalmente.
Una costante tensione che avvolgeva le mie braccia, il mio volto e che non portava mai a sorridere, fa comprendere che guerra di logoramento fosse divenuto quel "tutto che stava trasformandosi in niente".
Niente. Fine. Varco la porta del garage di casa tua l'ultima volta. Presto, terribilmente presto per addurre alcuna giustificazione a casa, se non un laconico "ero stanco". Lo ero. Non tanto fisicamente, ma della situazione: lo confesso, avrei voluto ripartire da zero a momenti.
Chissà quando ci vedremo e sentiremo, furono le tue ultime parole.
Ora che la mia mente si è raffreddata, che le ferite si rimarginano, so che le cose sarebbero del tutto diverse.
Ma non ho la più pallida idea di come sarebbe possibile fartelo capire.
Né tanto meno se ti interessa capirlo.
E' finita la guerra di logoramento, questo sì. Ci si arriva tardi, ma era vero che anche per me era divenuto tutto difficile. A tratti la tensione svanisce.
Ci si rimane legati, a quel passato insieme, in effetti. Legati come salami, e nessuna fuga è possibile da questa realtà che sa far male quando vuole.
Destiny degli Zero7 dolcemente mi riporta a casa, alla realtà, al lavoro. Alle cose che dovrei fare.
Ma i sogni non si uccidono, ed è giusto che siano prepotentemente presenti.
Quel sogno, in cui il campanello suona e il mondo riprende colore, c'è. E' sempre lì. Fisso.
Piove, ancora, su queste cime tempestose.
La neve è arrivata sull'Abetone e a Sestola, in effetti.
Le mie missioni migliori sono sempre riuscite sotto la pioggia, lo ripeto.
Tuttavia il viaggio, quello dentro di me, è ancora lungo, lunghissimo.The journey is long and I feel so bad. 

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