giovedì 29 novembre 2012

Il Condizionale


Raccordo Autostradale Firenze-Siena, 110km/h. Marco, amico sincero, porta il suo mezzo navale e quattro ruote. Ancorché per gli altri normale, è stata una serata di svolta per la mia vita: passaggio dai giovani ai grandi in una situazione associativa che ho da sempre amato.
Non ho impegni importanti e allora ci siamo: mi tocca.
Ed è una gioia IMMENSA e INCOMMENSURABILE.
L'Arno è in piena, a Firenze.
E penso a quanto ti vorrei qui, accanto a me, perché tu condividi questi valori.
L'indicativo è il modo dei verbi che assicura la certezza.
Il condizionale no: è quello delle azioni che si verificherebbero qualora avvenisse una determinata condizione.
Non ora. Non è ora.  Non avverrà questa condizione e non dovrei illudermi.
Infatti mi faccio fagocitare dal silenzio autoimposto, che riesco, finalmente a mantenere.

Quanto vorrei che questo condizionale si trasformasse in un indicativo, o meglio in un imperativo categorico, che la mia vita tornasse quella di poco meno di un anno fa.
Vorrei non essere egoista come sono, pensando che non riesco a lasciar andare il pensiero di te ad uso e consumo della mia schifosa personale felicità.
Lo so bene che un giorno, nemmeno così lontano, splenderai come una stella polare nel cielo di qualcun altro, e che la tua vita sarà migliore (anzi, lo è già adesso).
So bene anche che spesso i consolidati equilibri ritornano in posizione.
Non posso fare a meno di chiedermi perché tutto questo non possa esser più mio.
E non capisco come mai "...Nulla è cambiato in nulla ancora una volta...".
Nonostante tutto, mi muovo.  

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