venerdì 23 novembre 2012

Sogni ricorrenti


Ce l'ho anche io un sogno ricorrente: è bello, particolare, nella sua banalità. I protagonisti sono sempre gli stessi. Però è strano perché, è vero, alle volte i miei sogni ricorenti cambiano.
Ora è cambiato: da 3 settimane c'è una stanza. Sono nel letto, e sembra quasi il mio lettone rosso.
In quella stanza una luce si accende, fortissima, con una forza accecante. 
Tento di abbassarla con un reostato. 
C'è qualcuno accanto a me.
Di colpo mi trovo proiettato in autostrada, su una macchina ben precisa e con quella persona accanto, che sorride. Sorride alla vita, a quella che le si prospetta, in modo molto probabile.
E io accanto confare sommesso, Ray Ban al posto giusto e capelli al vento.
E allora ci domandiamo cosa sarebbe utile sognare. Sognare la felicità e, di colpo, quando la vita ti mette alla prova nelle cose serie, capisci che tutto il resto passa in secondo piano.
Già, in secondo piano.
Non mi frega più di comprare macchine nuove (ma procedo uguale) quando rischio di non godermele. Non mi frega del resto.
Ho imparato a camminare senza di te, ci ho messo solo 3 settimane: stavolta mi autoelogio, sono stato bravo.
Sogno una felicità ricorrente. E quegli occhi, quel volto, hanno un nome ben preciso. Oh, i capelli castani nel vento, quei capelli castani con gli improbabili occhiali sul volto come sarebbero belli.
Nel vento ci andrò, sicuramente. Mi basta vendere quel bubbone rosso turbo e comprarela macchina nuova.
Ma non accanto a lei.

E allora sogno quel momento. In modo ricorrente.

Ma in fondo, cosa sognamo se non la felicità? Se non momenti di tutto contrapposti all'eccessivo niente che ci capita?

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