domenica 23 dicembre 2012

Là dove le strade si dividono


Ci sono serate in cui parti, con gli amici di sempre, quelli trasferiti in Piemonte e in Lombardia, che a cadenza regolarissima rientrano per vederti.
Capita che vi avviate, con la prima BMW delle nostre tre che saranno, verso Firenze, avvolti da una nebbia che pare quella dei tempi d'oro delle mie fallimentari permanenze padane recenti. 
Boss, sono stanco, guida te.
E allora capita che prendi i comandi di quel transatlantico fatto di bella pelle beige e di vernice blu, ragionando di cose serie, di chi ce l'ha fatta, di chi ha vinto qualcosa che si è meritata con il sacrificio.
Certo che te lo meriteresti pure te, Boss.
Grazie della fiducia, amici. Ma la realtà è quella che vi raccontano i miei occhi, non le mie parole. Il mio cuore vorrebbe cantare Ancora tu di Battisti, la mia mente adesso ragiona bene.
Non voglio fuggire da codardo, nel mio cuore ci sei tu, mentre la birra Red Stripe entra nel mio stomaco in uno dei posti a me preferiti.
Ma giustamente sei andata via, non affronti quello che ti si pone davanti rifugiandoti nell'abitudine e nelle convizioni. Saggia strada per fuggire, con tanto di alibi e giustificazioni.

E' proprio dopo questa grande serata, nella sua semplicità, che sono partito per quel posto là, dove la strade si dividono. Si dividono ogni giorno, da anni. Da quando esiste la strada, e il bivio. 
Si dividono, e non è detto che non si ricongiungano di nuovo, in futuro, ma di km se ne devono fare.
In tante condizioni. Ma si ricongiungono.
Ti ho pensato troppo in questi giorni, ma è il caso che smetta. Eh sì. Perché le cose non corrisposte, o comunque non ricevute non vanno coltivate.

Non ho trovato nessuno, ma la divisione delle strade è opportuna ora. E chissà quanti chilometri sei avanti a me, adesso. Ho trovato stimoli e convinzioni. Una violenza identica a quella che ti sei fatta tempo fa. Ora tocca a me, giustamente.
A questo bivio, giro. Lascio il posto a chi evidentemente se lo merita di più. Lascio il posto a chi è lì in zona, verso cui per anni la gente spasima.
Lascio il posto a chi farà di nuovo brillare quegli occhi che non molto tempo fa erano splendidi, a chi costituisce il tuo tipo ideale. In effetti, questo malvestito, brutto, troppo brillante (cit.) legale di provincia ha prospettive molto più articolate della media della gente che certe persone frequentano.
Questioni di punti di vista, visto che per la maggioranza degli altri sono benvestito, bello, con una intelligenza e un fascino superiore alla media (ri-cit., ovviamente di un'altra persona).
E' la cruda verità, purtroppo. Non posso correre dietro a chi non mi ha mai voluto per come sono, a chi non mi vuole ora.

Non so se vedrai cosa hai perso, ma giustamente ne avevi le tue buone ragioni. Non so se ti accontenterai di chi è meno brillante.  Non so niente. E, autocitandomi non è roba di mia competenza. 
Ma è vita tenersi tutto dentro? Tenersi un "ti penso" o un "mi manchi" nelle dita delle mani e non scriverlo?
Lo sto facendo pure io purtroppo.
So che questo sentimento forte rimane immutato, e forse si rafforza. Ma so anche che, adesso, devo vivere senza di te, senza alcuna speranza di recupero al momento.
E' tempo di fuggire, adesso. Girando dalla parte opposta a quel bivio.
Non posso sperare, adesso.

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