mercoledì 26 dicembre 2012

Sette ore


Siedo nel primo pomeriggio di una fredda giornata di fine autunno nel solito Frecciabianca verso Padova, nella direzione di marcia; il sonno del vicino è fonte di un fugace sorriso scambiato con la dirimpettaia; diversamente dal solito ho passato il tempo fin lì guardando alcuni TED talks preventivamente scaricati sul portatile, non nascondendo qualche sommessa risata di fronte ad alcune battute degli esperti relatori, forieri di esperienze fuori dal comune e di ispirazione.

Nevicava forte a Verona, contrariamente alla città meneghina dove, almeno all'ora a cui ero partito, della neve non si era ancora vista traccia; era la prima neve della stagione fredda, che tecnicamente non era ancora iniziata; nevicava sul lago di Garda alla mia sinistra, mentre qualcuno al telefono, poco lontano, raccontava la scena ad un ignoto interlocutore.

Un po' alla volta i tre sconosciuti compagni di viaggio scendono e resto solo nel mio scompartimento, finché senza alcun motivo apparente due occhi stanchi si sono palesati sul sedile di fronte al mio, due occhi affaticati che avevano una storia da raccontare e forse non aspettavano altro che due orecchie a cui raccontarla; una storia lunga sette ore e tre treni, iniziata fuori dall'Italia, per amore.

Il treno si ferma a Padova ed il racconto finisce, anche se per un altro paio di minuti ho avuto il piacere di accompagnare verso il penultimo mezzo di trasporto di quel viaggio l'anonima viaggiatrice. Chissà se incontrerò mai più quegli occhi; chissà quando ne incontrerò altri che avranno una storia da raccontare ed un viaggio da condividere ed a cui ripensare con un sorriso.

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