lunedì 27 giugno 2011

Are you in?


Scelte. Aprirò questo nuovo filo di impressioni, pensieri e frammenti di vita quotidiana con un dilemma che ci attanaglia tutti.
In un modo o nell’altro è sempre questione di scelte: “con me o contro di me”, come se ci potessimo dividere su due immaginarie braccia di una bilancia che non conosce equilibrio, ma solo preponderanza.

Quante volte ci viene chiesto di “prendere una decisione”? Forse quella vecchia pubblicità che continuano a far passare in tv di tanto in tanto (non che sia mia abitudine guardarla...) vuol enfatizzare proprio questa antinomia:

“prendi una decisione chiara”

Come se le genti del ventunesimo secolo non fossero che burattini indecisi in mano ad un burattinaio che non sa più quali fili tirare, tanto essi sono più numerosi, vari e complessi. Né si conosce la storia di questo circo sgraziato pieno di ornamenti e giostre che continuano a girare a vuoto, senza curarsi di se i passeggeri siano a bordo o meno, quel che conta è l’intrattenimento, ciò che è bello a vedersi e fa bello a provarsi.

Ma non è detto che non ci sia un fondo di verità nel vertice di questo ghirigoro colorato che non accenna a fermarsi.
Per quanto mi riguarda il problema sta nell’esser consci della transitorietà delle cose e del momento. La felicità “Hic et nunc” sembra voler essere estesa fino a divenire un principio di durevolezza estrema: Hic et semper… forse perché a forza di girare a vuoto ci siamo accorti di quanto il panorama possa cambiare in un semplice giro di giostra, quanto sia ormai facile abbandonare la nave, cambiare macchina e ingranare la marcia verso il “nuovo”.

Le opportunità ci lasciano agognare ciò che sentiamo non essere stabile, crediamo di sapere e sappiamo di non avere. Il transitorio ci lascia nell’incertezza del futuro e come bambini continuiamo a gridare “scegli” come se l’altrui scelta potesse costituire un passaporto sicuro per il tempo a venire. Abbiamo tutti bisogno di stabilità, chi più chi meno, ma è innegabile. Niente danneggia l’essere umano più dell’incertezza del possesso.

Proprietà: nessuno la tocchi. Non è proprio il primo concetto che impariamo ad esprimere sin da piccoli? “Mio”. Ad ogni singolo oggetto viene affibbiata una categorizzazione “mio, tuo”. Un mondo oligarchico basato sui diritti di proprietà dove le relazioni causali non sono ben definite.
Così ancora oggi non vogliamo alzarci per prendere le nostre care macchine e correre verso ciò che, forse per molto, forse per poco, sicuramente non per sempre, potrà essere “nostro”. Con le gambe attorcigliate di un bambino in posa simil yoga stiamo a gridare “SCEGLI! Con me (“mio”) o contro di me?”

Ed in un illogico sentimento di pena e costrizione iniziamo ad etichettare il nostro corpo, tendente talvolta da un lato, talvolta da un altro. Merci di scambio per un mondo destinato a non durare… ma in fondo anche noi, rinchiusi nelle nostre piccole catene che ci leghiamo da soli ai polsi, abbiamo bisogno di “appartenere”. Che sia un ideale, comunità o altro essere vivente… e dunque:

“I’m in”.

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