sabato 8 ottobre 2011

Two - twenty - three. Chilometro settantuno.

Superstrada Due Mari, 150km/h impostati di Cruise control, ore 2:30. Ho appena fatto 36km da casa di un amico, dopo una serata fantastica fatta di risate, cuori sollevati. Qualche timida, solitaria goccia di pioggia si spiaccica sul parabrezza, ma sembra che il tempo non abbia voglia di fare il suo dovere tipico dell'autunno, e magari della fine dell'estate. Le gomme Goodyear montate sull'Eroica Mito, ormai giunte al termine della loro carriera che ha fatto loro calpestare 28.000km di strade di varie regioni, forse sono troppo gonfie e restituiscono contraccolpi piuttosto inaspettati. O forse, sono io che sto correndo troppo. Forse sono Come sempre. Come nella vita.
I fari delle sparute macchine che incrocio bucano la pazienza dell'aria e fanno male, molto male, agli occhi.
Non devo più guidare da solo. I brutti pensieri iniziano a correre accanto alla rossa Mito e non se ne vanno.
Dopo quel curvone che a 150km/h ti sbatte fuori traiettoria, l'E78 si biforca in modo brusco, quasi inaspettato, a dritto vero Siena centro, a destra verso "Tangenziale ovest, Firenze, Grosseto". Rampa, asfalto ferito dai camion sovraccarichi e la sensazione di solitudine fanno da cornice a gesti automatici e spenti.
Sotto il cartello del settantunesimo chilometro campeggia la scritta "SS223". Sì, sei sulla tua strada. O per lo meno, questa è l'interlocutoria piccola bugia che dico a me stesso, adesso, mentre Tracy Spencer canta "Run to me" a tutto volume, come a richiedermi di correre da lei.
Cerco di costruirmi alibi credibili per girare, dopo 4km, a destra verso casa e non proseguire dritto per altri 71km.
E infatti, giro. Per il semplice fatto che so cosa voglio, adesso, forse in modo sgomento, anche se i binari della mente vanno, nei momenti di solitudine, indietro nel tempo.
O, se preferite, avanti.
Sesta marcia dentro. Il motore è esuberante, sin troppo, come me. O meglio, come l'immagine che do adesso.
E allora inizierei anche a chiedermi dove posso trovare una soluzione credibile a tutta questa solitudine che non voglio mostrare, a questo stare male non in compagnia.
Una soluzione che, però, non deve avere i compromessi quale essenza base.
Quello che sto cercando da mesi sembra non arrivare, nonostante milioni di tentativi di ogni tipo, di illusioni mie ed altrui, di risa, pianti, nottate d'amore forti, sudore, sangue, occhi chiusi per il sonno.
Ma non perderò mai la speranza di percorrere questa strada di nuovo nella sua lunghezza. Anzi, non perderò la speranza di percorrere nuove strade. Ancora una volta, percorrerle col cuore e non solo con il rosso involucro dell'Eroica Mito. Aspetto, di nuovo, che qualcuno venga a salvarmi. Ma adesso non so chi.

1 commento:

  1. L'errore di fondo sta nell'aspettare che qualcuno venga a salvarci. Nel credere ostinatamente di DOVER essere salvati. Alla salvezza si arriva da soli, è l'unica stabilità che possa esistere.

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