lunedì 24 ottobre 2011

The journey is long and I feel (not) so bad

Autostrada A12, tratto costiero, 140km/h. L'autostrada, a quest'ora di domenica sera, è trafficatissima. Le macchine, con il loro sfanalìo lungo, ricordano che domani si lavora.
La Mito ha smesso di camminare sui tacchi a spillo, così scomodi, per mettersi degli stupendi stivali bassi, con un'impronta a terra favolosa. Sembra quasi una giornata perfetta. Un pomeriggio da spendere in due senza pensieri, con l'obiettivo di eliminare con la semplicità che ci contraddistingue (ma mai ostentata da entrambi).
E così nasce, cresce, si evolve, un pomeriggio in cui il sole splende, stranamente a fine ottobre, il mare è calmo anche se fa freddino, le barchette da lontano rientrano alle 17 nel porticciolo nascosto, così lontano da casa, così distante dai pensieri, e, per qualche ora, i cupi pensieri, le risposte non ricevute, i pianti che per mesi abbiamo fatto, sembrano un ricordo lontano di cui fare solo tesoro.
In lontananza, i residui di un temporale lontano sullaInserisci link Corsica (almeno credo), contrastano con i bassi raggi dell'ultimo sole che si infrangono, a quest'epoca pressoché innocui e non cattivi come d'estate, sulle rocce della costa ovest dell'isola di Palmaria.
Sguardi, risate, occhi azzurri, arancione dello spritz e il grigio scuro delle mie ruote nuove, così ostentate e poco sobrie.
Al ritorno gli Zero7 cantano "Destiny" e la strada è ancora lunga. A fine viaggio, il parziale segnava 211 km solo nel viaggio di ritorno.
C'è un'evoluzione dentro di noi, così uguali, così diversi, così feriti alla stessa maniera. C'è un'evoluzione del modo di pensare, di vedersi reciprocamente, dell'amicizia che diventa forte e vicina, dei cuori infranti che tra una risata e l'altra alla fine recepiscono la propria terapia del dolore.
C'è un nastro d'asfalto, una strada veloce, un pilota attento e una macchina ultraperformante.
Alzo gli occhi al cielo, prima della Bretella dietro Lucca ci sono cartelli che indicano, verso sud, una città ben conosciuta distante, da qui, 220km. Città ben conosciuta, ecco. A sud c'è anche Roma. Molto a sud, in questo mondo che non vuol saperne di morire, in quest'Italia che non vuole smettere di sognare, c'è qualcosa.
C'è qualcosa che ancora dentro di me prepotentemente irrompe nel viaggio solitario del ritorno, nell'ultima tappa senza qualcuno su cui sfogare l'eccessivo quantitativo di parole dietro cui si trincera la mia insicurezza, la ricerca costante di conferme e risposte.
Qualcuno l'ha capito. Qualcun altro no.
Dietro quella costante paura di rimanere solo nel deserto c'è una persona che spera ancora di arrivare in fondo, di vincere, di sorridere senza pensieri. C'è una pace di una inaspettatamente piacevole domenica. Una pace che ho avuto paura a confessare, un attimo di brivido che ho voluto occultare perché dico a me stesso che "...la strada è una...".
Ci sono risposte che non ho, come il nostro Costante ma Improduttivo, risposte che uno cerca ma non trova.
Come due persone sulla scogliera che, ormai distanti, si dicono "Se mi ami, buttati. Se mi ami, spingimi", e nessuno fa niente.
Conosco vie tracciate troppo facili, in effetti. Sono una persona che intende rinnovarsi, vivere di nuovo, ridere ancora. Ma non voglio farlo da solo. La felicità non esiste se non condivisa.
La felicità è lontana, adesso. Ma arriverà.

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