giovedì 27 ottobre 2011

Sereno lontano ma visibile

Autostrada A12, 150km/h. La storia qualcuno la sa. Altri no, ma va bene lo stesso. Ci sono giorni in cui non riesco a smettere di pensare a domenica e mentre guido riesco a immaginare la mia immagine al volante, come fosse stata riflessa su uno specchio posto sul sedile di destra. La mia immagine sorridente mentre guido, mentre la strada scorre velocissima, le luci di Carrara svettano sulle Apuane e mi fanno pensare di nuovo ad un territorio inesplorato.
Sono stati giorni particolarissimi questi. Giorni in cui ho pressoché totalmente smesso di pensare al passato sinora così presente e pressante.
Ho pensato che un futuro esisteva, quando la macchina riprendeva, 2 giorni dopo, la via di casa e la prima goccia di pioggia si apriva a ventaglio, come fosse stata un fioricino sul parabrezza. Il vento la faceva dissolvere, salire verso l'alto, mentre percorrevo la SS2, a 100km/h.
Seven Nation Army accompagna l'Eroica verso la Valdelsa, nell'appoggio quasi sovrasterzante sotto Monteriggioni, pieno di forza, di voglia di correre a casa, di mettersi sotto le coperte sorridendo.
La superstrada non ho più voglia di farla.
Quando torno dal Tribunale di Siena spero sempre sia interrotta per passare dalla storica, panoramica Cassia.
Questo avviene perché adesso ho voglia di vivere col cuore e non più col cervello. Sì, vivere col cuore, finché la razionalità non interverà come un ESP a raddrizzarmi quando vado fuori strada.
Sembra quasi che le rivoluzioni arrivino quando meno te lo aspetti. Arrivano in una domenica in cui dovevi stare a casa. E sorprendentemente rimangono, e quantomeno ti lasciano un sapore buono, di futuro, e ti rendono, fortunatamente, consapevole dell'esistenza del famoso "dopo" che più e più volte avevo percepito ma mai come adesso. Un "dopo" in cui non si sente più silenzio. Un "dopo" in cui la vita sorride e che grazie agli amici, quelli che ci sono sempre, e che ti dispensano dalle incombenze quanto mai tristi, che guardare indietro ti impone.
Sono rivoluzioni che ti dispensano dal ricercare un passato che non verrà, o che, se tornerà, ne diverrà una fotocopia sbiadita solo per esclusiva mia responsabilità.
C'è aria di futuro, di obiettivi impensati, adesso. C'è la consapevolezza, in quest'ufficio, in questo motore, in questo abitacolo di meritare, forse, un navigatore come si deve.
Inizio a comprendere ciò che voglio e spero solo che questa serenità non sia dovuta ad uno stato variabile o ad un umore altalenante. Ma questa volta no. Sembra una serenità permanente. E' bastato parlarne. E dividere una strada insieme. Ora, sono libero e mi sento tale.
E non ho più voglia di sparare nel mucchio.
E non ho più voglia di esistere. Ma, banalmente, di vivere.
Sembra quasi che il tunnel si a giunto al termine, che conosca, adesso, la direzione, che sappia cosa dire e cosa fare. Ora sono pervaso dalla paura di rimettersi in gioco che è intrinseca nella mia natura, nella costante ricerca di conferme e, perché no, tento di combatterla e, forse sconfiggerla.
Sono pervaso dalla diffidenza tipica di chi, quelle conferme, le cerca sempre, di chi ha costruito un palazzo splendido su un terreno che regge poco ma non lo sapeva, e ora si ritrova a volere e chiedere un terreno solido ma col panorama stupendo, per riprendere mattone per mattone a costruire quel palazzo e a migliorarlo.
Spero che tutto questo duri, che la via che sto percorrendo in modo imperterrito dia i frutti sperati. Non ho fretta, stavolta. Non ho paura di sbagliare, stavolta.

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