martedì 11 ottobre 2011

Atmosfere e sensazioni

Strana sensazione ebbi, in quel preciso istante. Il sole stava sorgendo su quel mattino di settembre inoltrato, quasi freddo. Il termometro segnava 9 gradi, e l'umidità rimaneva ancora ben salda nella vallata sottostante, quasi a non volersi scontrare con quel rosa che limpido rimaneva ed iniziava a prender campo nella giornata. E salii nuovamente per quella vecchia strada, con la calma di chi ormai non ha più voglia di attendere nulla, con la calma, sgomenta, di chi non vive più da tempo una sensazione forte se non negativa e se non costretto. Da quando vi era stata quella svolta nelle nostre vite, avevo proprio la sensazione che vivessimo in apnea, con la consapevolezza della fine del gioco imminente. In realtà non fu così. Feci dei bei tentativi di salvare la baracca, più volte. E ci riuscii. Fino all'inspiegabile momento in cui mi resi conto che il sacrificio era compiuto, non per colpa mia. E allora fui pervaso dalla sensazione che niente sarebbe mai stato così forte come quello che avevamo costruito. Sono ripetitivo, ma non fu così. A 100km/h, senza fretta, i raggi di sole filtravano dentro la cara vecchia macchina, compagna di mille avventure, vituperata per una minima defaillance...ma in fondo con quell'aura che non si confà esclusivamente ad un mezzo meccanico, bensì ad un essere animato. E sotto quella pelle rossa metallizzata, batte un cuore. Alle volte con la Lancia ci parlavo e lei sembrava annuire e dire la sua su quel che succedeva. Quel giorno anche lei era piuttosto svogliata, ma ascoltava paciosa i miei discorsi filosofici sulla fine dell'essere umano e della sensazione di essere sperduti che si prova alle volte.
Cercai di sorpassare i pochi camion che c'erano a quell'ora: lo ricordo come fosse ieri, c'era spazio e quindi in salita da 80km/h in su facevo un bel quarta-quinta e rientravo alla velocità di crociera di 110km/h, quasi da codice. Il motore, quando si avvicinava ai 3000, si concedeva un rombo velato ma pieno, quasi sportivo, quasi appagante, quasi come a ricordare che aveva ancora 1500 giri per farci divertire e dare sensazioni, limitatamente al fatto che fosse un 1300, e quindi non eccessivamente potente.
In quel momento il sole iniziava a spazzare via le ultime stelle sopra la mia testa: scollettate le 7 il mondo inizia ad animarsi, pensai. E così fu. Verso Siena trovai qualche macchina in fila, ma nulla di che, e alle 7:50 ero a casa, pronto per una giornata di lavoro.
Cercai di togliermi quella brutta sensazione di dosso, durante tutta la giornata che non fu granché produttiva.
Oggi tutto è cambiato. Le strade si sono divise, bruscamente. Ma ho mautrato una convinzione: certe cose si sentono. Quella mattina c'erano due macchine che si separavano idealmente, una verso sud, l'altra verso nord. C'era una sentenza che sapevo esserci non ancora esecutiva dentro di me.
Erano segnali che percepivo, nell'imminenza di un inizio della fine. Percepivo una serie di ostacoli che aggiravo magistralmente come i birilli dei corsi di pilotaggio.
Ma oggi, stranamente, percepisco sensazioni diametralmente opposte: dicono che tutto questo sia una prerogativa esclusivamente femminile, ma io non credo.
Ne parlavamo con una nuova amica di queste sensazioni. Vere, tremendamente vere.
Alle volte, le persone, inaspettatamente, anche dopo pochissimo tempo, si trovano legate a doppio filo con delle cime navali.
Non so se devo seguirle o meno, queste sensazioni che percepisco. Ma l'importante è percepire. E vivere.

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