sabato 31 dicembre 2011

Il recupero dei ritardi e il giusto tasso di immaturità.

Giustifica
Strada Comunale delle Lellere, 100km/h. Ritardo pauroso per il pranzo. Tiro, tentando goffamente di impiegare il 120% delle mie capacità, come si confà a chi ha fame, a chi si sente in pericolo, a chi si sente in bilico ed impiega lo stridor di denti per raggiungere gli obiettivi che se ne vanno sempre di più.
Esco dal curvone, alla guida dell'Eroica, in salita di quarta. Ma la corsa si interrompe bruscamente. C'è un'Ape. Anzi, un Apino. Il traffico in senso discendente mi impedisce di sorpassare il bradipo tripode che arranca col suo carico composto da ben due damigiane di vino, presumibilmente piene.
Ci rido, ma ho fame e voglio correre a casa. Il ritmo di Amanda Blank sembra una istigazione alla pigiatura dell'acceleratore, in effetti. Ma io mi autoistigo e proseguo, tanto l'assetto è ottimo e abbondante e in questi giorni non mi pongo nessuna domanda che mi ponevo prima.
Dovevo recuperare il ritardo all'uscita dal lavoro. E non ci sono riuscito, ma in fondo il problema non si pone più di tanto.
E la mente vola al 4 febbraio prossimo. Ricomincio a correre. Vallelunga sarà teatro di un ritorno sulle scene della tutina color Ape Maia, e del nuovo casco.
Al di là dei pensieri del tutto assenti, vedo che devo recuperare un ritardo notevole, forse di 10 anni. E nessuna macchina mi aiuterà a farlo.
Notte, SS223, i famosi 4km del tratto in direzione opposta e contraria, 230km/h su una vera e propria pista di pattinaggio. Adesso questo tratto è mio e i restanti 67km sono una strada bella da percorrere dando senso a una traiettoria perfetta e costante.
Le poche volte in cui ci passavo con l'Ammiraglia ero costretto a lanciarla per un tratto, infilare la quinta marcia, ma toccavo velocità nettamente più basse (sui 160/170km/h) e via, verso le avventure vecchie e ammuffite, verso i ritorni da urla e strepiti, verso la tensione per la mancanza di fiducia che era lì, nascosta dietro l'angolo, e per cui mi giravo dall'altra parte.
Il mio corpo però somatizzava quello che la mente non voleva vedere, quello che gli occhi facevano finta di ignorare, e non voleva conoscere la realtà che le giustificazioni che riuscivo a creare con sapiente inventiva riuscivano a occultare.
Tutto arriva a chi sa attendere. Lo dice anche Shakespeare, "...Non desidero una rosa a Natale più di quanto possa desiderar la neve a maggio: d'ogni cosa mi piace che maturi quand'è la sua stagione...".
Ecco, adesso è una stagione nuova. Soffia un vento nuovo, sempre lo stesso.
Sospinge la mia vita verso strade nuove ma conosciute, al ritmo di nuova musica.
Seguiterò su questo sentiero, perché ogni frutto ha la sua stagione, perché certe mele erano troppo acerbe ancorché fuori la buccia sembrasse rossa e promettesse spicchi polposi e succulenti.
Immaturo? Non credo.
Adesso c'è sostanza, tanta.
Evviva il 2012 che comincia. E non finisce. Buon 2012 a tutti.

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