giovedì 1 dicembre 2011

Dopo il tramonto

Resto ad ammirare il mare sul mio promontorio finché il sole scende dietro l'orizzonte e la brezza cala, lasciando solo il rumore di fondo delle vite degli altri ad inondare e colorare l'aria; senza fretta metto la frontale in testa e inizio a scendere seguendo il sentierino che percorre tra gli arbusti il fianco del colle fino al lungomare. La fioca luce a LED illumina quel che basta, pochi metri in avanti, mentre alle spalle resta tutto buio, tanto non devo fare strada a nessun'altra persona; non è come quella volta al ritorno dal Campo, quando spremevo la piccola frontale al massimo della potenza per mostrare la strada ad una coppia di amici, salvo spegnerla per un paio di minuti per restare ad ammirare, in silenzio, lo spettacolo di uno di quei cieli stellati che si vedono solo in montagna in serate come quella; ora invece è in modalità "economy", e credo che ci resterà fino alla fine della discesa, anche se l'occhio deve ancora allenarsi del tutto al cambio di illuminazione.


...e pensare che la frontale, quella seria della Petzl con il corpo batterie separato per poterlo tenere al caldo, non la semplice Black Diamond che sto usando ora, l'avevo presa per affrontare il buio invernale del Grande Nord, allora come oggi in compagnia del mio egoismo e delle mie paure e non di un passeggero. Avevo rischiato, allora; ho fatto cose per cui vengo considerato pazzo dalle persone a cui lo racconto, cose che, per quanto pianificate, richiedevano un bel po' d'incoscienza; tuttavia non ci pensavo, guardavo solo l'obbiettivo finale: arrivare oltre il Circolo Polare Artico, sotto lo Snjerak, in un luogo che allora non conoscevo e che ora invece ricordo con una fortissima nostalgia.

Passo dopo passo, tra i sassi, sento aumentare una pericolosa apatia, frutto di una lunga disillusione personale; forse inizio a non crederci più; inizio a non credere più di poter arrivare dove voglio, di trovare una persona che mi accompagni fino alla porta della mia immaginaria casetta in Svezia. Pensieri che si fanno vedere solo ogni tanto, che vanno e vengono ma sempre presenti, frutto di trent'anni di delusioni personali e di rischi non presi, di rimpianti molto più che di rimorsi; pensieri che non vorrei fare ma che ben si fondono con il buio circostante e con la polvere accumulata sul sedile del passeggero del mio fedele Trattore.

Per rischiare ci vuole un motivo ma forse ancor di più la motivazione; i motivi sembra che ora ci siano ...ma la motivazione dove sta finendo?

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