mercoledì 21 dicembre 2011

Le ruote nel posto sbagliato


SS223, km 45, direzione Grosseto, 180km/h. I pericoli dell'autovelox evidentissimo che in casa mia ha colpito più volte le vecchie generazioni, quello per cui "...non c'è niente da fare, non si ricorre...", sono passati dal km 49 e, se il Comune di Campagnatico non si apposta a sorpresa nella chicane prima dello scollettone della superstrada che ti fa vedere il mare, con il limite di 90 messo appositamente in luogo dei 110 lì presenti, non dovrei rischiare di perdere punti fino all'arrivo in Tribunale.
E allora, l'Eroica, che in questa curva si sbilanciava nei bei (belli a tratti, meglio dire così in nome della verità successivamente razionalizzata) tempi andati in cui su questa strada si passava spesso, col nuovo assetto e col nuovo motore sembra sentirsi impassibile alle forze esercitate dall'alta velocità, sin troppo, e sembra non chiedere altro che di metterla alla prova di nuovo.
Sul curvone, in questo senso di percorrenza in discesa, si sbilanciava anche la cara Ammiraglia però a velocità più basse, e nel suo modo progressivo ed elegantissimo da vera Signorina della strada, che iniziava ad avvertirti per tempo, e diceva "...ehi, non ti pare di esagerare?...". Puntualmente non esageravo, e schiacciavo fino in fondo l'acceleratore, ma era da guidarsi a passo medio-veloce in souplesse, da cambiare quando a 3000 giri il motore si faceva sentire e continuare sulla scia della coppia che spingeva la piccola anche se pesantuccia macchina.
La strada la conosco, anche se sembra che qualcosa sia cambiato negli ultimi mesi. Innanzitutto, ho avuto notizia che sono stati aperti 7 km di 4 corsie da Fogliano a San Rocco, ma il pilota rimane ancorato alle sue convinzioni automobilistiche, passando dalla 73 di ponente, da Rosia, bivio di Orgia, SS223.
Le overboost inserite da 4km, nel rallentamento del fatidico autovelox sopra descritto, smuovendo il manettino della vettura, mettono a durissima prova la sensibilità del mio piede destro, concentrato ad alzarsi ed a fare il telegrafo col gas.
Ogni volta che torno a Grosseto mi sento un agente segreto in incognito, un po' come la sessione Ospite di Google Chrome, con l'inconcina dell'omino con l'impermeabile e gli occhiali, conosciuta grazie al nostro pilota di Golf con gomme termiche...
"...James, la tua missione è depositare in Tribunale..." direbbe M. a 007 mentre come un cretino rido impartendo lezioni di guida in curva ad un energumeno pieno di capelli ritti su BMW 320d, applicando la famosa tecnica dell'elastico che in pista è così bella e divertente e su strada lascia attonito chi crede di avere un macchinone migliore del tuo.
Arrivo, come fossi atterrato da un altro pianeta. Compio la missione in zona con la solita apnea.
Via del ritorno, Via Senese, 40km/h. L'autobus arancione davanti a me gira a destra rollando vistosamente, verso l'ospedale.
Prima marcia, 2700 giri; seconda marcia, 3000 giri; terza, 3000 giri anche lei; quarta, piedino giù, ad utilizzare il tiro in basso che tanto piace ai naftari e che qui è presente.
Quinta, adesso, e poi sesta nella banale e pia illusione di consumare meno.
E' una via dritta la Senese: parte dal Crystal e finisce dopo 3km, dove il distributore Esso a destra e il Q8 a sinistra salutano la mia macchina, con l'aria di chi ti vede dopo tanto tempo, prima della rotatoria di Roselle.
Percorso visto e rivisto, penso, mentre gli Awolnation mi fanno sentire un figo esperto musicale e l'Eroica entra paciosa nella superstrada e si mette in silenzio a 120km/h.
Mi sono dimenticato di chiamare tutti quelli che conosco qui, ma non avevo tempo, nemmeno per un caffè. O forse mi giustifico col fatto che devo scappare, velocissimo, da qua.
Mi sono dimenticato di sperare di nuovo, in questo tratto di strada. L'ultima volta in cui ci sono passato vivevo ancorato ad un passato dolorante e doloroso, non ancora razionalizzato
Scappo da questa strada che non mi rappresenta più niente. E allora, per un attimo, rallento.
E non riesco a fare a meno di sentirmi veramente spaesato in questo posto, che credevo mio, su questa strada che ho sempre sentito tale ma adesso non è.
Mi sento come un assente ingiustificato che è, appunto, mancato in un luogo per molto tempo: e ora ricordo che sin troppo spesso mi sentivo come un peso da portare, come un elemento "scomodo" o una vergogna da non esibire. Avevo un percorso prefissato da cui non uscivo. Non potevo entrare nella vita altrui e se lo facevo era sbagliato.
E' una mera analisi che deve essere fatta adesso.
La SS223 prosegue il suo sinuoso corso sotto le ruote della mia macchina rossa, come fosse un'estranea. Era la via della speranza e della felicità, dell'illusoria percezione di essere arrivato a destinazione.
Ma la realtà era ben diversa. L'ho descritta ampiamente e non mi voglio dilungare a ripensare alle sofferenze patite.
La realtà è che un viaggio può durare 100m come 100.000km. Sentirsi in viaggio vuol dire rinnovarsi sempre rimanendo se stessi, evolvere le idee che credevo si fossero fermate.
E il mio viaggio prosegue.
La cosa strana è che forse mi ero imposto di provare una qualche emozione, anche circoscritta all'idea di tornare in una città che ho amato tanto e che ora mi è indifferente, ma non è stato così. Indifferenza ed estraneità, nella loro indefinibilità, mi fanno capire che il mio viaggio non passa di qui. Non ci passa più.
E allora, per me, nonostante tutto, la strada è sempre la stessa e niente è cambiato col trascorrere del tempo.
Ma il viaggio prosegue: lo fa però altrove, non su questa strada. E la meta è quella sempre ambita e piacevole, del rinnovarsi rimanendo se stessi.
Io viaggio. E non voglio farlo più da solo.

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