domenica 4 dicembre 2011

Nebbioso rientro reloaded



Autostrada A13, 140km/h. C'è nebbia in questa domenica che sa molto di rientro. Una nebbia consistente, forte, che attanaglia tutte le macchine e si deposita, fuori, sul vetro dell'Eroica che tenta, senza inutili fanali antinebbia, di penetrare la dura cortina che sembra quasi un impalpabile muro. Percorro un'autostrada conosciuta, a bordo di una macchina che ci passa per la prima volta, prolungamento naturale di un bellissimo weekend, con persone fantastiche.
George Michael, con il suo album "Songs from the last century", accompagna questa disciplinata e conosciuta, un tempo, corsa di avvicinamento verso sud. Lo fa con le sonorità dolcissime, piene, morbidissime di Miss Sarajevo e Roxanne, che fanno sorridere e sembrano davvero accarezzare il musetto rosso verso la sua lontana destinazione.
Un anno fa pari pari, il sottoscritto, giovane (ok, giovane dentro...) voglioso di riscossa al volante di una nuovissima e acerba Alfa Mito Rossa, andò a riprendersi ciò che era suo. I km erano 300 invece di 500, ma il cuore batteva. Batteva sempre più forte. C'era la stessa nebbia ma era molto più a sud, e non era tipica, ma comunque la canzone sembrava aver preso una piega giusta, e il pilota si giocava tutto. Proprio tutto.
Fu la famosa Missione Eroica, missione che, un anno dopo, definisco del tutto inutile. Ma il passato non si rinnega: dobbiamo solo trarne vantaggio per il futuro.
E sia, allora, torniamo sulla mia A13; Bologna-Padova: il Tutor sorveglia noi potenziali indisciplinati improvvisati piloti. e allora le manovre di sorpasso sono lente, calibrate, con poco angolo di sterzo, c'è tempo di notare gli altri che arrivano, perché la velocità relativa tra me, profondo conoscitore delle tolleranze operative degli strumenti di rilevazione, e le autovetture vicine, è molto bassa.
Non si deve correre, qui. Ci si deve conformare a quanto di più reale è l'esigenza di essere sereni e arrivare a destinazione, senza fare "forzine" o accelerazioni inutili.
Fatto sta che tutto questo si traduce in un passo veloce e silenziosissimo dell'Eroica, che per l'occasione si tramuta in perfetta passista autostradale, a tratti pure comoda, che non fa sentire minimamente il motore, ma solo le gomme Pzero Corsa che agevolano ritmicamente la musica che invade il caldo e non umido abitacolo.
Il silenzio che prima faceva male adesso è un qualcosa che mi rende sereno e tranquillo. L'Eroica va avanti a 140km/h. Va avanti e il suo pilota adesso non vuole guardare più indietro, da quanto conosce questa strada.
C'è pace, e non quella eccessiva che fa male, malissimo, che conferisce un senso di vuoto, quella che ti fa sentire solo e sperduto. Il telefono suona e mi fa capire che il mio momento è adesso.
E non guardo più indietro, dopo questo fine settimana. Magico, vivo, vero, che ti fa ricircolare il sangue nelle estremità, che rende le tue mani calde.
Cosa è successo?
E' successo, semplicemente, di tutto. Non mi rendo conto di quanto sto bene, o forse non voglio rendermente conto, mentre l'Eroica inizia a prendere possesso degli Appennini che appartengono al vorticoso, ignaro, e oscuro passato del pilota e forse anche al radioso presente.
Radioso, nonostante la nebbia che circonda la vettura e il suo pilota, che ha la lenta sensazione di arrivare a casa, di dividere un obiettivo che non pesa né al pilota né alla vettura.
C'ho provato 1000 volte a riaccendere il mio motore. E non ci ero mai riuscito. Ma a Pordenone ho vissuto un nuovo brivido. Mi sono reso partecipe di quella riaccensione che nessun aereo è riuscito a riportarmi.
Iniziamo dalla professione: bella conferenza, penso di aver fatto "breccia": ma soprattutto credo che la mia autostima abbia tratto un notevole giovamento dall'esperienza pordenonese.
I miei occhi brillano di nuovo. Mi voglio rimettere in gioco, nel campo professionale.
E voglio che, adesso, i miei occhi brillino riflessi in quelli di qualcuno che se lo merita.
Ho la sensazione che sia il mio momento, e non voglio sia un'illusione.

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