giovedì 1 dicembre 2011

Momentanee interruzioni della lunga attesa

"...Prima di partire per un lungo viaggio, trova il coraggio di non tornare più...": non ricordo dove o da chi ho sentito questa frase, ma ha un signifcato notevole e calzante.
Sto partendo per un viaggio in solitaria, verso le terre friulane, per lavoro, e forse anche per ostentare un prestigio e una autorevolezza la cui presenza faccio fatica a inculcare dentro me stesso, dopo la demolizione precisa e puntuale operata da chi diceva che ero dentro al suo cuore.
A coronare la partenza per questo road trip solitario di 500km c'è un cielo meditativo, come piace a me, grigio intenso. L'Inutilmente Eroica sull'asfalto bagnato manifesta la sua esuberanza eccessiva, e la sua scarsa attitudine al passo lungo autostradale, col suo silenzio a tratti eccessivo e con lo slittare continuo delle gomme quando l'acceleratore affonda un po' più del dovuto.
La macchina corre, costante, a 140km/h, al limite dell'intervento del tutor su questo tratto che riporta su ricordi di litigi, di urla, strepiti e pianti al ritorno, ma anche, perché no, di tirate a tutto gas per cercare quell'amore scientemente sbagliato che stava nascendo. Correva l'anno 2007, e correva la Lancia Ypsilon sull'A13 priva del tutor. Questa è un'altra storia....
Lo stesso cielo meditativo che si ritrova oggi sopra di me è stato presente nel più strano viaggio di ritorno che abbia mai fatto. 131km particolari. 131km contati uno ad uno, quando la Mito era Eroica e l'eroismo sembrava aver funzionato, quando tutto sembrava essere tornato per il verso giusto.
Non so definire le sensazioni. O forse sì. Era l'inconscio inizio di una attesa, dal sapore dolce e forte, intensa come l'aroma del caffè, dolorosa come una ferita che non si rimargina e gronda sangue ma non in modo eccessivo, così tu rimani vivo e soffri e alla fine ti rimane una cicatrice vecchia.
Comunque, appena varcai la soglia di casa, iniziò una lunga attesa. Lunghissima. Credetti fosse una momentanea sensazione, perché l'inaspettata bionda compagna di viaggio di quel giorno che apparve dopo 3km (o forse fui io che apparvi stranamente in un luogo ove pochi si sarebbero aspettati di trovarmi) mi riportò, per un attimo, il sorriso, distogliendo momentaneamente i pensieri da ciò che era appena successo.
Questa parte del viaggio non l'ho mai raccontata. E' rimasta dentro di me fino ad adesso.
Ma, appunto, quella sensazione di attesa non fu momentanea. Quel giorno col cielo meditativo, così lontano e così vicino allo stesso tempo, non fece altro che dare il via a uno strano e prolungato stato di ansia.
L'ansia per l'attesa, appunto. Non si sa di chi, né di cosa. Non sapevo cosa fare.
I Keane cantavano Nothing in my way, mentre la silenziosissima Alfa mi riportava a casa.
Ogni giorno era uguale. Ogni giorno ricalcava questo testo:

A turning tide
Lovers at a great divide
why d'you laugh
When I know that you hurt inside?

And why d'you say
It's just another day, nothing in my way
I don't wanna go, I don't wanna stay
So there's nothing left to say?
And why d'you lie
When you wanna die, when you hurt inside
Don't know what you lie for anyway
Now there's nothing left to say

A tell-tale sign
You don't know where to draw the line

And why d'you say
It's just another day, nothing in my way
I don't wanna go, I don't wanna stay
So there's nothing left to say
And why d'you lie
When you wanna die, when you hurt inside
Don't know what you lie for anyway
Now there's nothing left to say

Well for a lonely soul, you're having such a nice time
For a lonely soul, you're having such a nice time
For a lonely soul, it seems to me that you're having such a nice time
You're having such a nice time

For a lonely soul, you're having such a nice time
For a lonely soul, you're having such a nice time
For a lonely soul, it seems to me that you're having such a nice time
You're having such a nice time

Eh già. Questa era la canzone di ogni giorno, per un lunghissimo periodo.
Avevo provato a spezzare questa catena, a suo tempo. Ci avevo provato in mille modi, restando ancorato a chissà cosa, illudendo persone che non se lo meritavano.
Adesso, potrei definire che quelle erano Momentanee interruzioni di una lunga attesa che sembrava non finire mai, ma che alimentava se stessa di illusioni, e di speranze quando un minimo segnale giungeva.
Ho illuso, tanto. Ho sbagliato di nuovo a crearmi delle vite diverse con la testa altrove, edifici perfettamente progettati e manutenzionati che però si poggiavano su terreni che volutamente avevo scelto traballanti, e sono franati al minimo.
Non c'è stato mai niente di così sbagliato di queste fughe inqualcosa di apparentemente confortante.
Tutte tranne una, di fughe, in effetti. La persona giusta al momento sbagliato.
Cito il mio romanzo, che scrissi quando ero sicuro che "...Di fatto, il nostro amore finì, quando da parte mia, cieco e illuso, pareva tutto rimesso a posto o sulla via di rimettersi. E allora mi involai verso la patria reale e amata, rifugio dall'illusoria percezione della rinascita, dell'amore sbagliato. Passata la poesia, purtroppo, c'è solo spazio per amarezza, delusione, rivalsa, cattiveria. Speravo ci fosse di nuovo spazio per l'amore. E invece no.
C'è spazio per la rinascita e la novità, però forse è anche prematuro adesso (...).C'è spazio per farsi sostituire al volante. C'è spazio. Punto..." (cit.)
.
LA SENSAZIONE DI ATTESA E' FINITA ADESSO.
C'è spazio proprio in questo momento, in questo lunghissimo viaggio, nella sensazione di novità che esso porta, nelle persone nuove che ho conosciuto, nell'idea che davvero adesso si possa costruire qualcosa di buono, bello, e vero.
C'è spazio per accogliere chi se lo merita adesso. E chi vuole vivere e dividere. Vincere e con-vincere.
Sì, stavolta ho il coraggio di partire per non tornare.

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