lunedì 19 dicembre 2011

Sorpassi - It must have been love but it's over now


SS68, tratto Poggibonsi-Colle, 90km/h.
L'Eroica procede nel freddo adesso pungente tipico dell'inverno. La temperatura segna -2°C. Il coloratissimo display a fondo rosso consiglia di inserire la modalità All Weather, mi spiaccica in faccia la scritta "Possibile presenza di ghiaccio su strada". Non vado forte, anche perché, pur cambiando a 2700 giri quest'aggeggio rosso attesta la sua sete di poco sotto i 10 km/l.
E sorpasso una macchina lenta, con una manovra quasi piatta e al limite del sovrasterzante.
Nella fase di sorpasso, a scuola guida ti insegnano a guardare i tre specchietti, mettere la freccia, con un teorico movimento con poco angolo di sterzo sorpassare, e rientrare in modo soft.
Nei corsi di pilotaggio di insegnano invece a studiare la traiettoria di quello davanti, avvicinarti il più possibile, puntare il suo angolo posteriore con il proprio anteriore opposto, infilarsi all'interno (o all'esterno). Manovre classiche. L'Eroica esce piatta, bilanciatissima, forse troppo, comunque tu la strapazzi; si mangia letteralmente le altre vetture con quel minuscolo motore twin turbo; rientra come qualcosa di impazzito in corsia e chi ce l'ha per le mani deve conoscerla a fondo.
Così come le nostre emozioni variano a seconda delle persone che si hanno accanto, anche la manovra di sorpasso varia da macchina a macchina.
E allora un inevitabile ricordo del passato ritorna alla mente, confrontabile per periodo, probabilmente, con quello attuale, in cui una nota
SS222 (no, non ho sbagliato di un numero, è la 222, la Chiantigiana), 140km/h in salita verso Castellina in Chianti. La piccola Ammiraglia rossa, con i suoi "all'incirca cento" cavallini del minuscolo 1300 rimaneggiato con la solita cura dal sottoscritto saliva veloce per quella stupenda strada punteggiata di boschi, vigne, e castelli che apparivano dal nulla a destra.
La traiettoria veniva perfettamente pennellata, con la stessa precisione di quando scrissi "La forza della rabbia, in corsa".
Forse non guidavo a quei livelli, perché ero solo deluso (ma forse era perché mancavano cento cavalli all'appello rispetto ad ora), ma questa è storia vecchia. Era un periodo "intermedio", di quelli in cui combattevo l'attesa con delle momentanee interruzioni, di quelli in cui non sai di che morte muori e se davvero l'attesa finirà ma nutri speranze ed hai tempo di concentrarti sulla guida.
Insomma, 140km/h, bella salita da Castellina Scalo a Castellina in Chianti, fine ottobre 2010: davanti la macchina lenta deve essere sorpassata.
L'Ammiraglia usciva sbilanciata, con lo stesso fare di chi cammina su un terreno non congeniale all'abito che porta. Rientrava in modo sinuoso, con una marcia data a metà sorpasso come imposta dal basso regime del diesel.
Ma lei era molto più elegante e non imponeva la sua figura a nessuno. Era una donna coi tacchi a spillo sul pantano, ecco. Ci passava, ce la faceva bene, grazie anche alla barra duomi regolabile e agli ammortizzatori Bilstein aggiunti dal sottoscritto.
Però era elegante, nella sua lentezza, nelle sue forme sinuose e nei suoi interni beige che facevano sentire a loro agio anche pilotesse donne non così abili.
E insomma, stavo guidando l'Ammiraglia in uno dei suoi ultimissimi viaggi e così scrissi, sul vecchio taccuino dei ricordi adesso da tempo chiuso:
"...Sabato mattina, ore 8. Abito scuro, cravatta serissima, salgo in macchina, sulla cara vecchia Lancia, alla volta di Radda. Poi Siena, a fare lezione. Un pallone aerostatico svolazza sopra di me nel cielo grigiastro. Partiamo, con la Lancia, alla volta della via Chiantigiana, affrontando ogni sorta di intoppo. Ed ecco Staggia, andiamo verso sinistra. Adesso è la via Chiantigiana con i suoi curvoni veloci che ci fa da sfondo, e ci divertiamo, andiamo a fondo con quell'acceleratore, sorridendo metaforicamente insieme per l'ultima volta. Mercoledì arriverà la nuova Mito Turbo 155cv e questa è l'ultima volta che percorriamo insieme questa strada. Noi, di fatto, siamo da 6 anni una coppia consolidata e razionale. Siamo come una coppia che sta facendo l'amore per l'ultima volta sapendo che tutto finirà subito dopo. E tutto finirà mercoledi.
Sei nata per la città, e io ti ho fatto fare lunghissime percorrenze e guida sportiva. E' stato tutto bello, in 144.000km in cui mi hai visto ridere, piangere, parlare, avere l'ansia. Le galoppate per le varie strade italiane: Toscana, Emilia, Umbria, Lazio, Veneto, Liguria, Marche, Abruzzo.
Come succede a tanta gente, sei stata soppiantata da una più giovane, bella ma dannata. Così è la Mito. Bella e dannata con 155cv.
Ma il nostro addio si consuma adesso, dandoci dentro al massimo, come è sempre stata.
Arrivederci, Lancia. Benvenuta, Alfa...".
Eh sì, deve essere stato amore tra me e l'Ammiraglia.
Ma il tempo va avanti.
E allora ecco cosa voglio fare: sorpassare e andare oltre. Mi rimetto in gioco di nuovo, ogni mattina. A partire da casa mia. A partire da tutto ciò che mi fa stare fermo nella vita.
No, non voglio vincere perché gli altri si ritirano. Voglio recuperare e arrivare a lottare con i primi.
Mentre le luci di Natale sono qui, ai lati della strada, che incombono sugli ultimi regali da fare, e sulle inevitabili mancanze che uno a Natale sente, di chi è vicino e lontano, delle amicizie e dei rapporti che vorrei riallacciare, procedo per questa via di rinnovamento.
C'è un altro regalo che vorrei, davvero. Qualcuno accanto che mi sappia assecondare in questo rinnovamento senza porre bastoni tra le ruote. E che sia a sedere accanto a me nelle fasi di sorpasso, di crociera, di viaggio della vita.
Difficile, pressoché impossibile ritrovare persone che ci siano state nella mia travagliata vita.
Sono sempre più bisognoso di conferme, di sapere dagli altri che ce la posso fare, che posso davvero intraprendere un percorso evolutivo. Ma non posso farlo da solo, non senza l'amore di una persona accanto che mi accetti incondizionatamente. Ne ho bisogno. Senza amore, non siamo niente.
Ma non smetto di guardare avanti, di correre, sempre più veloce, senza limiti. E di vivere, adesso.

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