martedì 20 dicembre 2011

Sguardi lontani

Lo sguardo volge lontano, lontano da questa città, da questa noiosa e drittissima A57, da questa vita in fondo al precipizio, uno stretto camino con poche vie di uscita; è ora di iniziare a scalare, di cercare gli appigli, uno ad uno, e salire verso l'alto, raggiungere almeno un terrazzo dove poter bivaccare, forse più in bilico, ma sicuramente con una visuale migliore, sia verso l'alto che verso il basso. Certo, non salirò mai come gli agili camosci cortinesi visti nell'ultima camminata di questo tardo autunno avido di neve, ma ora provo a guardare in su cercando una via, chiedendo agli amici qualche suggerimento e qualche chiodo da attaccare alla parete per non salire in libera.


Quello che è sicuro è che il peso alla fine ricade comunque su di me, ma nonostante si apra ancora qualche finestra su un passato  recente che fa ancora male, cerco di porre le mie speranze altrove, con la convinzione che i cambiamenti che voglio costringermi a fare mi lascino più libero di decidere di me e della mia vita.

Però voglio tenermi questi amici che non avevo mai avuto, questi amici che, tra un tornante e l'altro di una strada di montagna, una montagna non mia, su una Golf, non mia, magistralmente condotta da un nostalgico amico pilota, dopo la rilassante e sognante visione del cielo invernale dal finestrino, improvvisano un team di salvataggio per evitare che i fumi dell'alcool riaprissero cicatrici appena tornate in superficie. Si palesa quindi un dubbio, avendo comunque potuto prevedere in parte il riaffiorare delle cicatrici: avrei scoperto lo stesso quegli amici se non avessi rischiato di incrociare vecchie amate ma dolorose strade?

E da tutto ciò torna a salvarmi di nuovo la musica, prima quella che, anche se selezionata non troppo accuratamente, esce dalle casse del mio fedele Trattore nel lungo e solitario rientro dalle montagne non mie, poi la musica cantata, dal vivo, sul palco, davanti ad un pubblico in parte noto ma per la quasi totalità ignoto. Due note in più, una frase cambiata, la voce che stavolta c'è e non tradisce anche se è partita un po' insicura e al secondo giro ha provato a dare qualche leggero segno di cedimento ...stavolta mi sono buttato; mezzo secondo di terrore poi, dopo le strofe da copione, entro anticipando leggermente la prima nota dell'ultima frase dell'ultima strofa, la voce parte già alta, esce di forza e si trascina dietro tutto quello che aspettava di venire fuori; l'adrenalina entra in circolo e fa pompare il cuore fino alla fine; ero in volo; un volo durato quel lunghissimo minuto e mezzo che da lì arriva alla fine, tutto d'un fiato, fino all'ultima nota dell'intermezzo presa altissima, osando fin dove la voce poteva arrivare; poi l'atterraggio, da manuale ma con ancora in corpo, vivissima, l'emozione del volo.

Si, valeva la pena di volare. Ora devo farlo con la mia vita.

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