sabato 24 dicembre 2011

Noisy Nights


Autostrada A1, tratto appenninico, 130km/h.
La destinazione è casa: la partenza è avvenuta dai luoghi d'origine materni, con tappa a Cento, con la macchina che ha voglia di cullarmi fino a casa, senza problemi di sorta.
Ai lati della strada c'è la neve, mentre mi arrampico sulla sinuosa e anziana autostrada, che da decenni tenta di unire l'Italia con scarsi risultati e il cui percorso è sempre impresso nei miei occhi, nel mio cuore, nella mia vita, come a suggellare una serie di momenti che ho vissuto su questa strada. Pianti, risa, ansie. Ma non solo. Stavolta l'Alfa, espressione del mio sano maschilismo, del mio voler essere ragazzo in eterno va come non mai.
Ho visto a distanza delle evoluzioni (o involuzioni come le si voglia chiamare) che non dovevo vedere, e a cui ho tentato di dare spiegazioni. Penso, inevitabilmente. Sono vivo e adesso più che mai vegeto.
Gli Uzeb, grande gruppo intramontabile ma incomprensibile ai più, discioltosi venti anni fa, con Noisy Nights accompagnano il passo silenzioso dell'Alfa, sempre meno Eroica e sempre più concreta, nella danza a velocità costante tra i curvoni, nel valzer di scalate sesta-quinta dei miei Appennini.
Il curvone di Pian del Voglio è il teatro di qualche fiocco di nevischio che si deposita sul parabrezza, mentre sullo specchietto destro transitano veloci ed effimeri riflessi gialli dei lampioni dell'Autostrada del Sole, e il pilota prende il precisissimo punto di corda, rimette la sesta in uscita e si fionda con la massima pulizia sulla semicurva successiva a 140km/h e prosegue la dispendiosa marcia verso il valico appenninico.
Si scopre una musica nuova, nei viaggi in macchina in notturna d'inverno e l'espressività delle note assume, grazie all'atmosfera, un connotato particolare, che ti invita ad abbassare il volume e a farti alzare il piede, disinserire il cruise control, brutto aggeggo che ti impedisce l'esercizio della nobilissima arte della scalata sesta-quinta autostradale e di perseguire la finalità della traiettoria perfetta.
La musica, appunto, rimane bassa bassa, e si intona con il rumore del motore in quinta in curva, quasi a 4000 giri, con la neve ai lati e le inadatte gomme da pista che mi ritrovo, con un leggero languorino che mi rende famelico a tutte le ore, e con la sesta marcia che entra in uscita di curva, che mi fa sentire immeritatamente, stavolta, pilota.
Ma non importa. Non sto più a guardare.
C'è una musica nuova. Playing a new song. Un lento di quelli belli, dolci, vivi. L'Eroica scolletta il valico e inizia a scendere verso Firenze, le cui luci nel giro di poco si scorgeranno nitide.
Che giornata! Ferrara, amici Leo che sembrano da sempre presenti, che arrivano da lontano/vicino, e mi fanno sentire inevitabilmente a casa, inevitabilmente sereno, inevitabilmente sgombro da ogni pensiero cupo che prima passava quando ero solo non esiste.
C'è anche qualcos'altro che non si può dire, in positivo.
L'atmosfera che ieri si respirava era quella da gruppo di amici che da anni si vede, si conosce, si saluta. Eravamo noi, amici di lungo corso: a 200km da casa non mi sentivo spaesato.
Non sappiamo né come né dove ci siamo trovati, mentre il mondo vive e sorride per le feste natalizie, mentre lo spirito leonistico pervade ogni fibra, adesso viva e forte, e il cuore ribatte e ti lascia concentrare di nuovo sulle cose positive come non facevi da tempo.
Sono oltre, ecco la definizione giusta. Oltre. Oltre la sofferenza, oltre il buio, oltre il tunnel, proiettato su nuove pianure e nuovi scenari.
Ed è una sensazione stupenda che, da oggi, non voglio più abbandonare.

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