sabato 27 agosto 2011

L'aquilone

L'aquilone si libra nel cielo, sospinto dal forte vento di scirocco, coi suoi colori sgargianti che si stagliano nell'azzurro del cielo di fine agosto. Il cervo volante è bello, si muove regolare, regolarissimo, ondeggiando, imbardando, rollando, beccheggiando, ma sta lassù nel cielo. Chissà che spettacolo si gode da 50 metri di altitudine, ancorato a terra. Non va da nessuna parte.
Lo paragonerei a dei sentimenti rimasti lì, abbandonati. Volano, come le persone che li provano, per un momento, stanno alti, altissimi.
Poi però scende e rimane a terra. Non risale.
Ma il volo dell'aquilone, per la sua effimera durata, è comunque stato un volo. Vale la pena di essere aquilone, godersi un effimero innamoramento, volare per poco e atterrare di nuovo.
Dico sì. Abbiamo volato tanto, in realtà, per oltre un anno. Ci ripensavo ieri, mentre invadevo Grosseto, di nuovo, mentre ripercorrevo la SS223, che tanto aveva significato nella mia vita, ma non ho stranamente sentito niente. Non so come mai, non credevo.
In realtà, l'aquilone e il suo manovratore da terra potrebbero anche essere paragonati a una coppia squilibrata sentimentalmente. L'aquilone non è libero.
Uno dei due, innamorato, cieco, che si sente volare, sta lassù, nel "settimo cielo" non vede che in realtà è saldamente ancorato all'altra persona che da sotto lo aggeggia, lo manovra, ha il potere di lasciare il filo.
Così è stato, in passato. Quando volavo altissimo qualcuno ha tagliato il filo. E allora ho preso vento, senza più un percorso, senza una guida, mi sono imbardato, ho subito preso una brutta traiettoria. E sono caduto.
Mi sono fatto male, molto male.
Ma poi ho imparato che posso volare anche da solo. Hanno inventato i motori apposta. E allora, gli aquiloni si evolvono in aerei, che non sono vincolati a nessuno in terra, nessun freno, nessuno che ti comanda da terra e ti illude di volare ma poi ti tradisce e lascia il filo per scappare.
Da aquilone ad aereo. E' una evoluzione necessaria per chi ha sofferto e per chi sa che non si può più volare a occhi chiusi.

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