venerdì 12 agosto 2011

Ferryboating



La macchina non aveva corso granché, quel venerdì. Ero partito con estrema calma, con l'idea di chi sa bene dove sta andando e di chi sa dove esattamente deve arrivare. Una decisione che non spetta mai alla mia personam, se non su percorsi estremamente sicuri e civili, nonché conosciuti. Ero partito con la calma di chi sa che a quell'ora non c'è traffico, col traghetto prenotato e con mezz'ora di comporto. Insomma, ero dotato di un senso di infallibilità che pochi avevano quel giorno d'inizio agosto.
E' una strana serata questa. Il vento di maestrale raffresca l'aria. Non so dove tu sia o cosa tu faccia. Non so più nemmeno, alla fine, chi posso essere io per te, se non qualcosa che somiglia a un libro di ricordi vecchi che hai messo su un remoto scaffale. Perché, in effetti, il tempo passa, inesorabile. I capelli si allungano, e non ho voglia di tagliarli. Mi viene da piangere sempre più spesso, per la mancanza di coraggio di chiederti come stai, come va adesso, se hai trovato amore. Il tempo passa: le nuove persone della mia vita sono lì che attendono come cagnolini di essere portate fuori, ma non lo faccio per paura. Perché ogni giorno, tu ci sei.
Attendevo che tu mi chiedessi come stavo e non so come mai io non riesco a non vivere ancorato al nostro passato, vecchio, finito, ma bellissimo amore, che per te poi non rappresenta lo stesso.
Avrei voglia di venire da te, adesso, e piangere tra le tue braccia.
Non ho voglia di vivere, stanotte, senza te.

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