mercoledì 3 agosto 2011

Inattesa spensieratezza


C'era un'atmosfera di spensieratezza inattesa, in quel giorno di aprile. Il cielo stava per restituire il suo miglior tramonto. Sulla destra, la sagoma incredibilmente affascinante di Radicondoli era perentoriamente aggrappata alla sua collina. Ancora più a destra, la Val di Cecina con tutte le sue rughe intagliate dal sole, dalla pioggia di migliaia di anni, faceva da culla al sole che scendeva e che andava a riposarsi.
C'era un dettaglio di quel crepuscolo che mi faceva pensare che tutto il male fosse passato, ma non era così. C'era aria di vittoria contro il dolore lancinante e costante.
Quella spensieratezza era, capii solo dopo, una sensazione illusoria, perché in realtà ho compreso in questi mesi che c'è chi vince, alle volte immeritatamente, le battaglie che altri combattono con tutte le loro forze per mesi, anni, decenni.
Per un arcano motivo questo mondo è sbagliato, premia chi non è buono, e chi lo è deve accodarsi, prendere le cose e le persone di seconda scelta.
Il sole tramonta ma poi risorge: riesco a pensare di non aver mai avuto nessuno con cui dividere questo bello scenario sinora. Qualcuno che si emoziona davanti a questo strano, forse banale perché quotidiano, spettacolo naturale.
Uno spettacolo che può permettersi ogni imperfezione perché tanto ha la possibilità di ripetersi giorno dopo giorno. Il sole ha vinto.
La terra gli ruota intorno, come ho fatto per tanto tempo con te. E invece, qualcun altro ha vinto la battaglia che ho combattuto, con immense difficoltà.
Ma in fondo, senza l'amore, nella vita, dov'è la vittoria?
Lo cantava anche Sting, "There are non victories in all our histories, without love".
E quando sarà la mia vittoria? Quando? Me lo domando ogni giorno. Tanto è inutile vendicarsi, fare pazzie.
Avevo atteso, per lungo tempo, il tuo ritorno. Senza fare mosse eclatanti, senza prendere e andare a Roma come feci un tempo.
Alle cose, in effetti, si attribuisce un significato. Un anello è solo un pezzo di metallo con un nome inciso dentro. Un nome che il trascorrere del tempo ha fatto trapassare dalla tua mente. Un gesto che non ti piacque. Lo ricordo benissimo, il giardino degli aranci. Sembrò quasi che io mi fossi costruito ad arte quella realtà per riconquistarti, per guadagnare la tranquillità del "Sì, sono la tua ragazza" quando poi trattavasi di una buccia priva di polpa, una scatola vuota, un cartellone pubblicitario senza prodotto.
Per questo non mi sono mosso: forse anche io ero ancorato ad un'idea, a un pensiero. Ad un qualcosa che diveniva fissazione. Certo è che di strada con te ne avrei fatta. Tanta. E magari saremmo anche stati bene. Ma quando l'amore finisce le strade diventano larghe e piatte e non si arriva mai.
Svuotato dell'amore, ogni elemento cambia faccia, sostanza e forma.
E allora, "There are no victories, in all our history, without love".

Nessun commento:

Posta un commento

site stats