giovedì 25 agosto 2011

Il ritorno sulla SS223


C'è stata una strana, stranissima atmosfera, quando la Moby Love mollò gli ormeggi e si diresse verso Piombino a 14 nodi di media. Ci mise più del dovuto, tipico della sua natura di nave-truffa, ma a quell'ora non c'era alternativa. La mia bella Aethalia era ferma nei giorni infrasettimanali.
Sapevo che la traversata sarebbe stata quasi tesa. O meglio, me lo aspettavo. E invece ho fatto il viaggio in apnea, alla televisione, circondato da gente malvestita, apparentemente senza cultura. Pochi libri, su questa nave, e tanta televisione. E' la nave di chi ha fatto il biglietto senza informarsi. E io appaio l'unico che sa come scappare da quest'isola spendendo meno, sapendo dove e come andare via.
Ma stavolta la meta non è la stessa di sempre. Stavolta la meta è particolare. E' quella dell'anno scorso, quando venni via da quest'isola e mi diressi verso Grosseto, ma adesso la finalità è diversa, la macchina è diversa, la musica è diversa. Sembra quasi che mi stia dirigendo a 150km/h verso una rappresentazione del dolore, verso un "territorio nemico", a due passi da dove ho trascorso giorni e notti.
"Nothing in my way" dei Keane accompagna il sin troppo lungo viaggio da Piombino a lì, verso un parcheggio che era divenuto pressoché abituale e dove prima la Lancia e poi l'Alfa dormivano come minimo due notti a settimana.
La macchina si sente a casa, ed ho Frank dietro.
La macchina è in un posto che ricorda sin troppo bene. Un luogo da cui è partita certe volte troppo presto, cacciata via da impegni altrui troppo impellenti e dallo scetticismo che imperava. La macchina queste cose se le ricorda, in effetti.
Sarebbe bastato andare pochi metri più in là, per rivivere ricordi, silenzi, urla, sorrisi, pianti, felicità, gioie, sudore, sangue.
Suonare un campanello e dire "ci sono".
Non l'ho fatto: semplicemente perché non volevo o perché mi giustifico aggrappandomi al fatto che stavolta la finalità è diversa, scevra di emozioni. Stavolta si attraversa la strada, ci si allunga il percorso di nuovo, si ride e si scherza con gli amici. E trovo una superba innocenza nei loro sguardi. 20 anni, nei loro occhi, nelle loro speranze e nei loro stupendi sorrisi. Sono pieni di voglia di vivere e io li scruto, mentre parlo con loro. Sara ed Elisabetta sono felici. Mi sono vicine.
Mi restituiscono i 20 anni che non ho mai avuto, in quel 2001 in cui ho dovuto lottare contro responsabilità affibbiatemi da giovane e da cui, adesso, 10 anni dopo, fuggo ancora. Fuggo da me stesso, adesso, e da quello che un'età così importante prospetta.
Ma sono libero, tremendamente libero, in questo viaggio di ritorno, in questa estate tutt'altro che riposante che sta volgendo nella sua fase discendente.
Un locale come un altro, in un posto come un altro, teatro di amicizia. Vera. Dove tutta la falsità si era consumata, questa sera sento che c'è una dose di vero che compensa tutto il vecchio polveroso passato, ormai andato, in cui ho sperato sin troppo, sino a poco tempo fa.
Già, con questi sorrisi l'estate ora è proprio finita.
SS223, la fine dell'estate, 130km/h e arrivo veramente a casa presto. Pare un copione già visto ma non lo è. Stavolta le emozioni non ci sono. Stavolta questa strada è una come un'altra.
E ci attende un inverno da baciare e da portare dentro di noi.
Nessun ritorno. Ora si guarda avanti. Ogni viaggio, da adesso, sarà un'andata.

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