mercoledì 31 ottobre 2012

Goccia a goccia

Pioveva sulle strade di Milano, quella sera di ottobre in cui l'autunno iniziava a dare spazio ai primi freddi. Pioveva, quella sera, su un ombrello che in via del tutto eccezionale ospitava due anime in pena, una che ostentava la finta sicurezza dell'amico forte e l'altra alla ricerca di serenità dopo una caduta. Pioveva, poche ore prima, sopra la mia spalla. Pioveva, questa notte, nella prolungata solitudine del mio rifugio.

In fondo cos'è la pioggia? L'acqua evapora dal mare e si concentra fino a formare le nuvole; quando queste ultime trovano una massa d'aria ad una temperatura differente ci vanno a sbattere e scaricano la tensione accumulata nei legami chimici formando una moltitudine di gocce d'acqua che ricadono a terra; una dopo l'altra queste piccole lacrime di cielo modellano il terreno su cui scendono, erodendo le parti più fragili e rendendo scivolose quelle più dure.

Dopo la pioggia poi, di solito, le nuvole si dissolvono ed il cielo si apre, ma se la pioggia è intensa il terreno resta umido anche per giorni; ci sono piovaschi che danno da bere al terreno assetato dove ce n'è bisogno ma ci sono pure diluvi che creano allagamenti minando gli argini costruiti per contenere i fiumi e facendo franare i terreni poco solidi o già indeboliti da altri precedenti fenomeni. Ora invece le nuvole non se ne vanno e sono sempre lì, pronte a versare il loro inesauribile carico d'acqua su questo terreno già troppo impregnato e sempre più propenso a cedere.

E così, assieme alla pioggia ed alle nubi, restano e crescono nuove e vecchie paure. Paura di sbagliare nuovamente strada; paura di andare a sbattere su altri muri; paura di ricadere nei recenti baratri di parole non dette; paura di non trovare un vero ospite a cui far compagnia sotto l'ombrello, sotto la pioggia che cade, goccia a goccia.

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