domenica 14 ottobre 2012

Solitario notturno

Via Roccolo, 40 km/h, ore due, buio pesto, un cd con canzoni ormai già troppo note gira nel lettore; salgo con molta calma i ripidi tornanti che si arrampicano fino al passo del Roccolo sotto l'omonimo colle; ridiscendo qualche curva sul versante meridionale del passo, circondato pure di là da un fitto bosco, poi prendo la stradina che si stacca sulla destra e la seguo fino a Casa Marina; scendo nel parcheggio e spengo tutto.


Esco dalla macchina e mi dirigo verso la staccionata che dà sulla valle di Galzignano e la pianura della Bassa Padovana, fino a Monselice; mi fermo a guardare ed ascoltare. C'era il buio del panorama ad illuminare la notte; c'era il silenzio del Parco dei Colli Euganei a parlarmi; c'era la solitudine dei miei pensieri a farmi compagnia. C'era l'ennesimo muro contro cui ero appena andato a sbattere ciecamente a tutta velocità a scombinare la mia mente, mentre un refolo di vento alzava qualche foglia e mi scompigliava i capelli.

Credevo di essere riuscito a riprendere in mano la situazione, credevo di essere capace di gestirla, invece stavo solo andando dritto ad occhi chiusi verso un'altra botta. Così ora, dopo la recente tempesta, sono nuovamente fermo in mezzo al mare, questa volta con le vele ammainate; ignoro i venti e le correnti per la paura di dove mi possano portare; cerco di raccogliere i pensieri e di capire come uscire da questa situazione, capire se posso in qualche modo uscirne da solo o meno.


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