Una settimana fa ero in compagnia della dolce metà, di ritorno da una pienissima giornata newyorkese. Oggi, da sola nella mia stanzetta dispersa nei suburbs del New Jersey, non sono uscita dal mio pigiama, mezza febbricitante. Ora va meglio, e domani spero in un tempo accettabile per la mia fuga settimanale nella grande mela. Chissà poi perchè la chiamano ancora così. So che è ben diverso dalle spiegazioni che dà Wikipedia sulla nascita di questa espressione, ma a me piace immaginarla come una mela succosa, da mangiare con voracità. Dolce, se superi l'impatto con la scorza un po' aspra e dura. E poi, o fuggo domani per una passeggiatona o rischio di trovarmi isolata nella mia stanzetta per qualche giorno: uragano in arrivo. La mia padrona di casa mi ha terrorizzata a sufficienza ipotizzandomi scenari apocalittici, secondo il prof che mi segue qua quelle dei giornali sono esagerazioni. Lo scenario più probabile è che mi toccherà lavorare da casa per un paio di giorni... e l'idea è abbastanza deprimente. Che poi la mia stanzetta è in un posto in teoria superYeah: alberi ovunque, scoiattoli, una distesa di casettine in legno. Solo che è un posto pensato per famigliuole motorizzate, non per dottorande in visita che fanno affidamento sui mezzi pubblici, ecco.
"...Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l'immaginazione resta ferma nel luogo di dove sei partito, e poi d'un tratto, col primo mattino incontrato per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell'avvenire..." (cit. Tolstoj). Strade diverse, vite diverse, posti diversi, mezzi diversi. Ma la meta è il viaggio e il viaggio siamo noi. E non ci fermiamo mai.
domenica 28 ottobre 2012
Take the A train
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