lunedì 22 ottobre 2012

Epiloghi.


Autostrada A13, 130km/h, domenica pomeriggio. C'è traffico, in effetti, per essere un momento di crisi nera.
L'epilogo di quest'anno insieme si consuma al ritmo di una sigla iniziale, quella di lunedì film, capolavoro degli anni '80 firmato Stadio e Lucio Dalla. 
Si consuma così, in questo modo inaspettato, l'addio che da tempo tu cercavi di darmi. Forse non del tutto inaspettato.
Il viaggio di ritorno corre lento, quasi automatico. L'incidente a 10km da casa prolunga questa strana agonia.
Le battute stamani si sprecano, e faccio pure finta di riderci su. Assumono i connotati di "...disdici il contratto del Telepass...", "...prossima volta al massimo a Gracciano...", "...stavolta rimani entro i confini regionali...".
Battute innocenti che non sembrano fare breccia nel mio teso, corrucciato e strano sorriso, a mascherare quello che da mesi ormai non riesco a definire bene.
Mi trincero dietro l'ironia, dietro amici che mi urlano "...ehi cazzo muoviti...", dietro lo studio da portare avanti, dietro i pianti che non arrivano.
La realtà è diversa: vorrei tu tornassi e che fossimo noi, quelli che eravamo prima, incrociare di nuovo quei 2 occhi che mi hanno fatto innamorare, che mi avevano fatto credere che un futuro nella vita ci sarebbe stato e sarebbe stato proprio lì.
Invece tutto va a rotoli. Tutto va ai maiali feroci, per citare l'espressione, usata per definire le pallonate che tirava fuori il grande Bruce, da un mio professore di educazione fisica del Liceo.
I maiali feroci stanno grufolando sulla mia storia d'amore, quella in cui avevo creduto, investito, per cui mi ero battuto con tutto me stesso. 
Poi certi miei lati oscuri avevano preso il sopravvento.
Certo, non sono il principe azzurro su cavallo bianco. Oddio, non mi troverei nemmeno tanto bene a cavalcare un destriero, non ci sono mai montato, né tantomeno lo farei in ridicola calzamaglia azzurrina.
I miei centonovantacinque destrieri ripartiti tra milletrecentosessantotto centimetri cubi e da due turbine, supportati da duecentonovantotto newtonmetri di coppia sempre presenti sono lì, coperti del loro stesso rosso. Non c'è azzurro.
Non c'è un cuore in cielo.
Non ci sono momenti felici da ricordare. Tutto il lato oscuro, a mio parere piccolo e insignificante, ha preso il sopravvento su quello che credevo essere il bello, il buono, l'amore.
Resta un senso di vuoto, e un dolore sopportabile.
Non so ancora per quanto la mia porta sarà aperta.
Non so per quanto potrò immaginarti ancora accanto a me, girarmi nella via, trovare il tuo sguardo, e poter dire che di nuovo siamo insieme con la forza che avevamo e forse ancora più motivazioni per vivere, vincere e convincere.
Epilogo. Niente false illusioni stavolta. 
Goodbye Fra. Spero almeno tu sia felice lontano da me.

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