giovedì 2 febbraio 2012

Il significato di una goccia e le risposte in essa contenute


SS223, 140km/h, direzione Siena, notte fonda di un anno fa preciso. L'Eroica, allora nuova, con 155 cavalli come appena nata, uscì dalla scia della macchina precedente e con un movimento sinuoso la sorpassò, e fu come una pratica archiviata, mentre scorreva il rettilineo in salita che immetteva prima della galleria di Pari.
C'era tensione, un anno fa. L'idea che quella via snervante potesse portare a un risultato era presente, ma aveva un che di illusorio. Non c'era più qualcosa di forte che si era creato, che si era trasformato in una sorta di morbo che attanagliava ogni parte del mio corpo e che gli conferiva adrenalina.
Allo stesso tempo, quel nugolo di sensazioni morbose alimentava un legame a doppio filo, esattamente identico: la stessa cosa che mi stava lentamente uccidendo dava vita. Sembra un paradosso, ma chi ha vissuto l'amore impossibile lo sa.
Autostrada A1, tratto appenninico, un anno esatto dopo a quel periodo la tensione non c'è.
Fortunatamente è del tutto svanita, lasciando il posto a un cuore che batte, ad un sangue che ricircola, che rivive. C'è solo tanta, tantissima strada da fare.
E c'è una lacrima, ma di quelle buone. Buona perché ho salutato chi volevo accanto tutta la settimana. E allora, mentre il nevischio inzia ad invadere l'autostrada a Rioveggio e svanisce a Pian del Voglio, l'Eroica, nettamente evoluta e meno acerba rispetto all'anno precedente, corre veloce a 130km/h verso casa, con la voglia di uscire da quel pericolo neve, e di arrivare a casa.
Quella lacrima ha un'essenza diversa dalle tante versate, che avevano un sapore velenoso: questa sa di vittoria, di gioia, di settimane che volano veloci come un A319 della Meridiana in volo verso la Sardegna.
Ci sono tante domande che stanno dietro a quella piccola e apparentemente insignificante goccia che scende, mentre la strada ci impone sempre di andare avanti. In primis, perché non ci sono arrivato prima?
Le risposte non sono mai facili da pronunciare, in questi casi.
Forse esiste una qualche congiunzione nelle linee delle nostre vite che ci ha portato a tutto questo, che ci ha portato ad essere quello che siamo, forgiati dalla sofferenza e dalle belle esperienze.
La lacrima alla fine è una goccia d'acqua e sta a noi conferirle un'essenza, un significato che può variare attraverso i nostri stati d'animo.
Mentre la macchina sorpassa i camion senza rallentare sui curvoni appenninici, gli Stone Sour con Through Glass mi ricordano quando acceleravo furiosamente con la forza della rabbia nell'estiva SS429 e tentavo di scappare in primis da me stesso, dalle mie paure e dalle mie convinzioni, un po' come una persona che si mette gli occhiali da sole di notte per non farsi guardare negli occhi, per nascoldere quello che realmente c'è dietro l'aspetto esterno.
Forse questa lacrima, versata per una partenza, costituisce essa stessa una risposta.
La risposta è che amo, adesso, nel modo più travolgente emozionalmente ma allo stesso tempo consapevole della costruzione di un futuro.
Ogni volta mi dico "...lo penserò per un altro minuto ancora, non può essere vero...", eppure questa forte, fortissima sensazione continua durante tutto il giorno, durante settimane, mesi...e si spera per sempre.
Largo alle lacrime quando ci si saluta, e largo, larghissimo, alla gioia quando, dopo pochi giorni, ci si rivede.

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