Torno per qualche chilometro sulla mia A4 per una breve trasferta lavorativa senza troppe speranze per una professione ancora non meglio definita, ancora alla ricerca di un futuro e di qualche certezza dopo tante, troppe domande. Ecco che la mia cara e noiosa A4, per un paio d'ore (così come già a fine gennaio), si trasforma da vecchia via di espiazione a via di speranza; speranza forse anche di percorrerla in altre direzioni prima o poi, magari all'alba di una nuova giornata.
Il presente però è ancora fermo sulla sedia da cui scrivo, fortunatamente pieno di bellissime amicizie, anche se in queste settimane meno presenti fisicamente; però so che ora gli amici ci sono, so che quando voglio prendo il telefono in mano e chiamo, rimpiangendo di averlo fatto troppo poco in passato. Amici, che mi spronano insistendo perché sanno che è l'unico modo per farmi fare cose in cui non eccello; amici, che mi insegnano; amici, che mi fanno ridere; amici, di cui ammiro i sogni e rispetto i successi; amici, di birre e chiacchiere a tarda notte; amici, di numerosi e pieni di memorie viaggi in auto.
Ora la bussola è calibrata, ed anche quando vacilla ci sono gli amici pronti a rimetterla a posto; il viaggio è quantomai lungo, ma forse è ora di rimettere in acqua la barchetta e partire, uscire dal porto, prendere di bolina questa brezza di Ponente che si sta alzando e risalire bordo dopo bordo, con il vento in faccia e questo pallido sole che inizia a scaldare le giornate a tenermi compagnia.
La meta è lì... la via è da tracciare strada facendo.
La meta è lì... la via è da tracciare strada facendo.
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